La sentenza emessa oggi: Mauro Biasotto, 24 anni, aveva avviato una relazione con una donna di venti anni più grande di lui. Ma era un amore malato: la chiuse in casa, nel centro di Isernia, impedendole persino di avere contatti con i figli
ISERNIA. Assolto perché incapace di intendere e di volere. Si è chiusa oggi la storia di un amore malato, finita alla ribalta dell’informazione nazionale: Mauro Biasotto, 24 anni, era accusato di aver sequestrato e sottoposto a vessazioni Adelina Giacchetta, 54 anni, deceduta per cause naturali qualche mese dopo essere stata ‘liberata’ dalle grinfie del suo aguzzino.
Esattamente due anni fa, era il 25 gennaio del 2017, la Polizia fece irruzione nell’appartamento, sporco e maleodorante, dove i due vivevano e arrestò Mauro Biasotto.
Un blitz nato a seguito della denuncia del figlio di Adelina Giacchetta che aveva raccontato alle forze dell’ordine di non avere notizie della madre da tempo. La donna, nonostante la differenza di età, si era innamorata di quel ragazzo conosciuto in chat. Dalle chiacchierate virtuali era poi nata una storia d’amore e la decisione di convivere. Il trasferimento da Noventa di Piave, dove Biasotto risiedeva, e l’inizio di una vita a due, una felicità insperata per la donna, vedova e madre di due figli.
Ma l’inferno era dietro l’angolo: mesi di privazioni e di vessazioni, sofferenze e isolamento. La donna non poteva lasciare l’abitazione e viveva in camera da letto, impossibilitata persino ad andare in bagno. Non poteva utilizzare il telefonino e quindi mettersi in contatto con i figli né poteva disporre del suo bancomat.
Il giovane si è sempre proclamato innocente, sostenendo di essersi trasferito a Isernia perché assunto dalla donna come guardia del corpo. Qualche mese dopo essere stata ‘liberata’, Adelina è morta per cause naturali. Oggi la parola fine ad una storia di follia.
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