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Sua Maestà il tartufo, sparito dalle politiche della Regione. I 5 Stelle interrogano Toma e Cavaliere

Il portavoce Vittorio Nola ripercorre le normative e le carenze che di fatto non consentono al prezioso fungo ipogeo, appartenente alla famiglia delle Tuberacee, di poter essere uno dei cardini dell’economia regionale


CAMPOBASSO. Tartufo, bianco o nero che sia rappresenta davvero una ‘miniera d’oro’  per il Molise ma pare essere ‘sparito’ dall’agenda politica della Regione. E’ il portavoce del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Vittorio Nola, a puntare il dito contro le ‘mancanze’ della politica locale. “Abbiamo presentato una mozione che impegna il governatore Donato Toma e l’assessore regionale delegato all’Agricoltura, Nicola Cavaliere, a compiere tre passi fondamentali: individuare e finanziare, in tempi brevi, eventuali progetti pubblici e/o privati che intendano utilizzare le risorse disponibili sull’apposito capitolo di bilancio o, in loro assenza, sollecitarne nelle forme più opportune la presentazione; istituire un marchio di identità dei tartufi raccolti nel territorio regionale; riferire in Consiglio regionale circa lo stato di attuazione del progetto ‘Centro di ricerca e sperimentazione per la produzione di piantine tartufigene’, relazionando per iscritto su costi e ricavi e sul raggiungimento degli obiettivi prefissati a medio e lungo termine”.

Troppe carenze quelle che sottolineano i portavoce del Movimento 5 Stelle su un tema e soprattutto su una risorsa, che se adeguatamente supportata potrebbe portare ulteriori vantaggi all’economia territoriale. Una peculiarità che di fatto viene emarginata dalla Regione mentre invece potrebbe essere uno dei motori sui quali puntare.

“La Regione Molise – attacca Nola – non rispetta la legge che disciplina la raccolta, la coltivazione e la commercializzazione dei tartufi molisani. Il risultato è che, al momento, non si conosce l’ammontare della dotazione finanziaria che riguarda gli interventi nel settore e non si conoscono le attività finanziate con tali risorse sin dalla data di approvazione della legge regionale che risale al 2005: non se ne conoscono né gli importi né i destinatari. Intanto la stessa Regione ancora deve programmare il finanziamento delle attività previste dalla legge vigente e riferite all’anno 2019, e ancora non istituisce il marchio di identità dei tartufi raccolti nel territorio regionale, come invece previsto nella stessa legge”.

Preciso e puntuale nella ricostruzione delle predisposizioni normative che riguardano il fungo delle Tuberacee che viene esportato nel mondo, Nola ricorda che “l’architrave normativa che riguarda il settore è formata da due leggi: la numero 24 del 2005 e la numero 4 del 2008, secondo le quali tanto può fare l’ente regionale per dare spessore al settore tartuficolo in termini economici.

In base alla legge 24/2005, infatti, per finanziare le politiche del settore tartuficolo, la Giunta regionale può disporre spese per studi, ricerche, sperimentazioni, dimostrazioni, divulgazioni ed assistenza tecnica nel settore e per la coltivazione nei vivai regionali di piante idonee alla tartuficoltura; può concedere contributi per attuare programmi di tutela e valorizzazione dei tartufi, contributi alle associazioni o unioni di associazioni di cercatori di tartufi e contributi a Province, Comuni, Comunità montane ed enti per organizzare fiere, mostre, manifestazioni e convegni riguardanti il tartufo e la tartuficoltura. Una norma importante ma non rispettata in varie parti. L’articolo 11 della legge n. 24/2005, ad esempio, prevede che la Giunta regionale, entro 90 giorni dall’entrata in vigore della norma, istituisce un marchio di identità dei tartufi raccolti nel territorio regionale’, uno strumento utile a rendere più competitivo il prodotto molisano sul mercato nazionale e internazionale, ma ancora assente. Non solo. L’articolo 20 della legge 2005, invece, prevede che le entrate derivanti dai tesserini di idoneità e dalle sanzioni amministrative confluiscono in un capitolo di bilancio apposito e sono destinate a studi, ricerche, sperimentazioni, dimostrazioni, divulgazioni ed assistenza tecnica nel settore, alla coltivazione di piante idonee alla tartuficoltura e alla concessione di contributi per specifici programmi di tutela e valorizzazione dei tartufi in Molise. Ebbene, al momento, non è possibile quantificare queste risorse né capire se e come vengono utilizzate”.

Nel 2009, inoltre,  come ricorda Nola, è stato istituito il “Centro di Ricerca e Sperimentazione per la produzione di piantine tartufigene” presso il vivaio forestale ‘Selva del Campo’ a Campochiaro, ma delle cui attività non si conosce alcun dettaglio.

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redazione

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