IL J’ACCUSE DEI POPOLARI. Fantozzi, fin dalla premessa, proclama il suo gruppo “minoranza della maggioranza, che farà da pungolo a quest’amministrazione”; poi rilegge in aula l’incipit del programma elettorale del sindaco Giacomo d’Apollonio: dalla riorganizzazione di macchina amministrativa, uffici comunali e polizia municipale alla difesa a oltranza dell’ospedale, dal riassetto della viabilità in città e nelle borgate alla tribolata questione dell’università nel centro storico, tutti punti sui quali “nulla è stato fatto” o si poteva fare di più. Cita Flaiano, Fantozzi, con due frasi che valgono due stilettate: “Il nostro Paese pullula di persone che parlano con grande competenza di cose che non conoscono” e “In Italia le rivoluzioni si fanno con l’annuncio”. Un atto d’accusa durissimo, cui fanno seguito parole che non lasciano troppo spazio a una ricucitura. “Non possiamo né vogliamo dimenticare che quest’amministrazione è nata anche con il nostro convincimento pieno e originario, ma decisioni postume hanno incrinato quel rapporto di fiducia e collaborazione. La corda ha avuto un cedimento notevole quando questo Consiglio e quest’amministrazione hanno disatteso la nota e spinosa vicenda dell’art. 22 del nuovo statuto (sul mandato a termine del presidente del Consiglio, ndr) nonostante l’interpretazione autentica del segretario generale stravolta inopinatamente. Il nostro gruppo voterà favorevolmente al Dup e al bilancio anche se dovrà turarsi il naso, con la precisazione che non esisteva crisi a seguito della criticità già rappresentata dello statuto; pertanto la decisione di allargamento della giunta a forze politiche che in campagna elettorale hanno remato contro il nostro candidato sindaco ci appare frettolosa e incomprensibile. Con ogni evidenza – ancora Fantozzi – si è assistito a un arroccamento sulle poltrone che di converso non ci ha visti protagonisti, anzi sempre critici ma propositivi. Il mio augurio – questa la chiosa del capogruppo dei Popolari – è che i cittadini si possano accorgere che il tempo di quest’amministrazione è finito, unitamente a tutte le promesse fatte e non realizzate. Attenderemo il giudizio dei cittadini con grande senso di responsabilità, convinti che sapranno distinguere il grano dal miglio e dare le dovute risposte a chi antepone i propri piccoli, insignificanti miseri interessi di parrocchia al bene degli isernini”.
BORDATE DELL’OPPOSIZIONE. Dure le critiche anche da parte della minoranza. Raimondo Fabrizio, capogruppo di Forza Italia, provoca il primo cittadino sulla Giunta: “Otto assessori con 20mila abitanti, 11 a Napoli o Roma: questa è la proporzione, solo Milano ne ha 16. Fate le riunioni di giunta all’auditorium per motivi di spazio, in Comune ormai non ci entrate più. Quest’amministrazione è quella del trasformismo, ed è guidata da un sindaco che ormai, dopo 3 anni, non è più credibile, visto che continua a portarci un documento con la stessa programmazione”.
Rita Formichelli, invece, ricorda come “il bilancio non è passato in commissione e il Consiglio è stato di nuovo esautorato: mi auguro che Toma e l’onorevole che comanda in questo Comune, almeno loro, abbiano approvato”. Infine Cosmo Tedeschi, protagonista di un lungo battibecco con d’Apollonio: “Ormai chi vi crede più? Se non si hanno le capacità si deve andare a casa”.
Alla fine, sia il Documento unico di programmazione che il bilancio di previsione passano con 25 voti a favore rispetto a 6 contrari. Ma quella di ieri è stata sicuramente una giornata spartiacque all’interno del variegato centrodestra presente al Comune di Isernia.
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