Il governatore illustra l’idea della Regione per la riorganizzazione della rete ospedaliera sul territorio, sulla scorta delle indicazioni del Patto per la Salute. Per il Covid pensa all’adeguamento di un’ala del Cardarelli piuttosto che alla riconversione del Vietri: “Diventerebbe – commenta – una cattedrale nel deserto”


CAMPOBASSO. La sanità del Molise secondo Toma prevede, in sostanza, la riorganizzazione e il potenziamento della rete ospedaliera esistente. Ed è racchiusa in un piano che il governatore ha redatto in collaborazione con la Direzione regionale della Salute e che ha illustrato stamane nel corso di una conferenza stampa telematica.

LA RETE OSPEDALIERA. Ed ecco gli aspetti principali alla base della riforma dell’assetto sanitario: il Cardarelli di Campobasso è pensato quale Hub Dea di II livello (con la previsione dell’aggiunta, alle specialità ad oggi presenti, di attività come la cardiochirurgia, la neurochirurgia, la chirurgia toracica, la chirurgia vascolare ecc.) e i nosocomi spoke di Isernia e Termoli quali Dea di I livello.
Per il Caracciolo di Agnone è previsto il riconoscimento di ospedale di area disagiata (da realizzarsi mediante Accordo di Confine con l’Abruzzo), dotato pertanto di 14 posti letto di Medicina generale con proprio staff sanitario e di una chirurgia ridotta per interventi in day surgery e week surgery. Inoltre, la struttura, stando al piano, deve essere provvista di Pronto Soccorso per l’emergenza-urgenza, da gestire in accordo con l’ospedale di riferimento, ossia il Veneziale del capoluogo pentro.

Gli ospedali di Larino e Venafro, invece, saranno riconvertiti, a fronte di “un forte investimento”, in presidi per la Riabilitazione di III Livello, ossia centri polifunzionali pubblici per la riabilitazione, intensiva ed estensiva, e per attività in day hospital. Dedicati maggiormente ad accogliere i pazienti dimessi dai nosocomi principali. Ma anche ad ospitare, in qualità di Rsa/Case della salute, la poplazione geriatrica necessitante di assistenza, i malati cronici.

CENTRI COVID. Per quanto concerne la gestione dell’emergenza sanitaria, e in particolare la questione della realizzazione del Centro Covid presso il Vietri di Larino, Toma è chiaro: non è favorevole, ma non si metterà di traverso. A suo avviso, però, le strutture come il SS Rosario o il Vietri potranno essere chiamate, in base alle esigenze epidemiologiche della regione, ad accogliere eventualmente pazienti paucisintomatici. Ma la gestione dell’emergenza deve partire dal Cardarelli, opportunamente attrezzato tramite l’adeguamento di un’area adiacente che accoglierebbe 14 posti di terapia intensiva. Nello specifico, quest’ultima soluzione – che sarebbe “in linea con le indicazioni fornite dal Ministero” – consisterebbe nell’incrementare i padiglioni dell’ospedale di Campobasso, intervenendo e ristrutturando gli spazi realizzati per un hospice, di fatto mai attivato, in un’area adiacente. “Una soluzione – spiega il presidente in conferenza stampa – allo studio della Direzione regionale per la Salute, la quale sta valuntando i costi che si aggirerebbero sui 2,5 milioni di euro. E che permetterebbe comunque di risparmiare sul personale”.

“L’idea del centro Covid a Larino, seppur legittima – aggiunge Toma – sarebbe troppo dispendiosa e non consentirebbe, di conseguenza, di migliorare tutta la rete ospedaliera molisana. Con il rischio, come accaduto in altre parti di Italia, che una volta superata l’emergenza grazie al vaccino, resterà in piedi una cattedrale nel deserto. La regione, infatti, – ancora il governatore – non potrà permettersi il mantenimento in vita di un ospedale doppione (il paragone è con il San Timoteo, ndr) perchè è ancora in disavanzo”. In merito all’idea, invece, della realizzazione di un centro di infettivologia, il presidente ritiene che non ci siano i numeri: “Per un progetto simile è necessario un bacino di utenza tra i 600mila e 1,2 milioni di abitanti”.

PUNTI NASCITE. Infine, promette che si batterà per ottenere le deroghe necessarie al Decreto Balduzzi. In particolare, in ordine alla salvaguardia dei punti nascite di Termoli e Isernia.

Un piano, quello del governatore Toma, tarato sulla base del rapporto ‘costi-benefici’, “nel rispetto delle linee guida del Patto per la Salute” – precisa. Un piano, certo non rientrante nelle sue prerogative (perchè è compito del Commissario ad Acta), ma pronto ad essere sfoderato all’occorrenza.

 

Alessandra Decini

 

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