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Tamponi e rientro a scuola: ecco come fare

Chi e quando deve farli, quale scegliere e le differenze. Il caso Isernia con il cluster più ampio tra alunni e docenti


di Pasquale Bartolomeo

ISERNIA. Tamponi molecolari, tamponi rapidi antigenici, rientro a scuola con esito negativo certificato dall’Asrem o da una struttura privata. Chi deve farli e quando? Con i contagi da Covid-19 schizzati alle stelle in queste ultime settimane, la confusione e l’ansia intorno alla materia crescono, di ora in ora. E questo non aiuta nessuno.

Abbiamo provato ad approfondire meglio la questione e a fare un po’ di luce, pensando in particolare alla situazione del capoluogo pentro, dove il cluster maggiore è quello delle scuole. In molti, tra genitori di alunni positivi, ma anche docenti o personale scolastico, ci hanno contattato per capire meglio cosa fare. Qualcuno che riteneva di essere stato in contatto, anche indiretto, con persone positive, pur non essendo stato chiamato dall’Asrem a fare il tampone molecolare, ha deciso di ‘togliersi il pensiero’ e fare un test privato, pagando di tasca propria. Magari aveva un semplice raffreddore, magari neppure quello: eppure ha preferito approfondire. Andava fatto? E se il test rapido avesse dato un risultato di positività al Covid-19? Che si fa? Proviamo a spiegare.

TAMPONE MOLECOLARE. Eseguito presso l’Asrem con tecnica Pcr (dall’inglese ‘Polymierase Chain Reaction’, reazione a catena della polimerasi), è il principale test diagnostico per il controllo della pandemia, il metodo riconosciuto e validato dagli organismi internazionali per fare la diagnosi, cioè rilevare la presenza del virus Sars-CoV-2 in un individuo infetto. Il test deve essere processato da personale specializzato in un laboratorio di microbiologia con reagenti e macchinari complessi. Ecco perché la gestione dei tamponi è stata affidata ai centri pubblici o in convenzione.

Si esegue su richiesta del medico di base, e non del paziente, laddove esistono condizioni ben precise stabilite dalla circolare del Ministero della Salute del 12 ottobre scorso, che detta indicazioni per la durata e il termine dell’isolamento e della quarantena. A tutt’oggi, il tampone molecolare rappresenta il test per avere la certezza di positività o negatività (ha una sensibilità del 98%, cioè ogni 100 positivi ci sono due pazienti con diagnosi sbagliata, contro i 7/8 del tampone rapido) e dovrebbe essere eseguito non prima di 72 ore dal contatto con il virus, onde evitare ‘falsi negativi’. È l’unico ammesso per il ricovero ospedaliero. Ovviamente la sua affidabilità dipende anche da altre variabili, come le modalità della raccolta del campione, se il tampone per esempio non è stato inserito abbastanza a fondo o se lo screening è stato eseguito nel momento sbagliato. Quando un paziente viene testato troppo presto (durante la fase di incubazione) o alla fine della malattia, la quantità di virus potrebbe infatti essere troppo bassa per essere rilevata. Il test viene effettuato su un campione di secrezioni respiratorie, generalmente prelevate con un tampone naso-faringeo e il prelievo avviene con bastoncini infilati appunto nelle narici e/o nella faringe. Quanto ai tempi, variano: circa 2 giorni dal prelievo, da 2 a 6 ore dall’arrivo in laboratorio. Molto dipende dalla tipologia di macchine in dotazione, al personale disponibile e alla quantità di tamponi da processare in un dato momento. Il tampone molecolare, in ogni caso, rappresenta la ‘fotografia di un istante’, perché un soggetto può essere negativo oggi e positivo domani.

TAMPONE RAPIDO ANTIGENICO (‘SAPONETTA’). Non sostituisce in nessun modo il tampone molecolare eseguito presso la Asrem, che rappresenta a tutt’oggi lo strumento più affidabile e obbligatorio in alcuni casi e può essere richiesto solo dal medico di base. Viceversa, il tampone rapido antigenico si esegue su base volontaria per pura curiosità del paziente e, in caso di positività, va avvisato il medico di base – che valuterà come procedere – rimanendo in isolamento domiciliare. Non va eseguito per il ricovero ospedaliero o per interrompere una quarantena.

RIENTRO A SCUOLA. Il ministero della Salute ammette il tampone rapido antigenico per interrompere l’isolamento, in alternativa al molecolare, solo in caso di asintomatico che ha avuto un contatto con positivo ed è rimasto comunque in isolamento per 10 giorni. Come da circolare ministeriale del 29 settembre scorso, inoltre, può essere utilizzato, secondo giudizio del pediatra o del medico di base, per il rientro a scuola. Questo ciò che cita il documento a firma del direttore generale del Ministero, Giovanni rezza: “È del tutto lecito assumere che la frequenza di episodi febbrili nella popolazione scolastica nel periodo autunnale e invernale sia particolarmente elevata, e che sia necessario ricorrere spesso alla pratica del tampone per escludere in tempi rapidi la possibilità che si tratti di Covid-19, nonché per individuare prontamente i casi, isolarli e rintracciarne i contatti, facilitando la decisione di applicare o meno misure quarantenarie in tempi brevi e con un risparmio notevole di risorse, evitando un eccessivo sovraccarico dei laboratori di riferimento. In caso di sospetto diagnostico ovvero in caso di esposizione al rischio del personale scolastico o degli alunni, ove sussistano i presupposti sopra indicati, si può, pertanto, ricorrere anche al test antigenico rapido”.

Dunque, anche a Isernia i dirigenti scolastici delle scuole primarie di primo e secondo grado e delle superiori, che abbiamo sentito telefonicamente, si sono ovviamente adeguati. “Se l’esito è negativo, va bene qualsiasi tipo di tampone”, spiega la dirigente del liceo Majorana-Fascitelli, Carmelina Di Nezza. Stessa linea per Giuseppe Posillico, a capo dell’Istituto comprensivo San Giovanni Bosco, dove molti casi si sono verificati tra alunni e personale scolastico, compreso alcuni docenti. “Non ho le competenze per giudicare, accetto quel che mi viene presentato. Un documento di tampone rapido negativo è un’assunzione di responsabilità, se non fosse veritiero significherebbe dichiarare il falso con tutte le conseguenze del caso”.

Tale test funziona in modo diverso dai tamponi tradizionali: è basato sulla rilevazione di proteine virali (antigeni) presenti nelle secrezioni respiratorie. Anche in questo caso il prelievo avviene con dei bastoncini infilati nelle narici e nella faringe, oppure può essere prelevata la saliva. La risposta è del tipo sì/no, come per i kit di gravidanza e arriva in media entro 15/30 minuti. Per la lettura non occorre un addestramento particolare e l’esito non richiede strumenti di laboratorio. Questo tipo di tampone – a Isernia disponibile presso il laboratorio analisi certificato Vita Salus del dottor Fabio Neri, e il 28 ottobre, in piazza Stazione, presso le associazioni Isernia soccorso e Croce Azzurra – viene abitualmente usato negli aeroporti e nei porti per la sua rapidità e in futuro sarà fornito ai medici di base direttamente dallo Stato che, come si legge sul sito della Presidenza del Consiglio in data 29 settembre scorso, ne sta acquistando 5 milioni di pezzi. In caso di positività vanno avvisati il medico e la Asrem. In presenza di bassa carica virale comporta la possibilità di risultati falso-negativi, oltre alla necessità di confermare i risultati positivi mediante un tampone molecolare.

Da qualche giorno a questa parte, il ministro della Salute Speranza ha annunciato la sperimentazione nazionale dei test rapidi antigenici nelle farmacie, mentre i medici di famiglia saranno essere anch’essi coinvolti, ma su base volontaria.

TAMPONE SOLO DOPO TEST RAPIDO CON ALTA CARICA VIRALE. A velocizzare il sistema di diagnosi, in questa fase, arriva anche uno studio dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani, che dimostra come di fronte a una determinata soglia di carica virale l’esito del tampone rapido può non essere confermato dal molecolare. Da qui l’indicazione a considerare attendibili i tamponi rapidi che diano un risultato (sulla carica virale rintracciata) superiore a 10 per evitare di ricorrere al tampone classico, riducendo così i tempi e la mole di analisi.

CONTATTI DI CONTATTI E TAMPONI. La circolare ministeriale del 12 ottobre succitata, infine, dispone di non prevedere quarantena né l’esecuzione di test diagnostici nei contatti stretti di contatti stretti di caso positivo (ovvero quando non vi sia stato nessun contatto diretto con il caso confermato). Sono questi ultimi che, su base volontaria potrebbero giovarsi di un tampone rapido, non essendo prevista dalla norma alcun test da parte della Asrem.

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