La persistente carenza di personale resta il motivo principale per il quale la Soprintendenza non avrebbe ancora autorizzato la riapertura dei cancelli del parco archeologico di Villa Zappone e dell’Anfiteatro. Un pugno in faccia alla storia e alle speranza di rilancio di un territorio che vive una crisi sociale ed economica profonda
LARINO. Dallo scorso 27 aprile alcuni dei luoghi simbolo del Molise e che ricadono sotto la diretta gestione dal Ministero dei Beni Culturali, hanno riaperto al pubblico dopo 6 mesi di chiusura per effetto delle restrizioni anti-Covid. Tra questi però non figura l’Anfiteatro Flavio di Larino, uno dei siti archeologici più importanti ma nello stesso tempo meno conosciuti del Molise.
In vista dell’apertura della stagione estiva e del nuovo atteso boom di presenze turistiche in particolare sulla costa adriatica, non si intravede al momento alcuno spiraglio sulla possibile riapertura del sito archeologico situato nel cuore del centro frentano e distante poco più di venti chilometri da Termoli.
La persistente carenza di personale resta il motivo principale per il quale la Soprintendenza non avrebbe autorizzato la riapertura dei cancelli del parco archeologico di Villa Zappone e dell’Anfiteatro; è la stessa identica motivazione che ha impedito la riapertura del sito per la gran parte dei mesi estivi dello scorso anno, quando fecero il giro della rete le immagini vergognose dei turisti aggrappati ai cancelli del sito, desolatamente chiuso. Immagini alle quali ha fatto seguito la reazione di rabbia e frustrazione degli stessi turisti, molti dei quali avevano percorso centinaia di chilometri con la speranza di solcare l’arena dell’anfiteatro romano, e degli stessi cittadini.
E’ stato un danno enorme all’immagine della città e alla stessa economia, già gravemente penalizzata dagli effetti del lungo lockdown invernale.
Da allora è trascorso un anno ma nulla è cambiato.
Si ripeteranno le stesse tristi immagini di turisti costretti a fotografare le inferriate dei cancelli che perimetrano l’area archeologica, turisti che una volta constata l’amara sorpresa, è certo che non metteranno più piede in Molise. Un pugno in faccia alla storia e alle prospettive di rilancio turistico di una regione che vive già una crisi profonda a causa dello spopolamento, della mancanza di occupazione e dell’immobilismo della politica.