Riapre Santa Maria delle Monache: il patrimonio e la memoria storica di Aesernia restituiti alla città

Tra i reperti più importanti esposti, l’insegna di L. Calidius Eroticus, l’Hermes Psychopompos e la tegola in doppia lingua, osca e latina, che testimoniava quanto Isernia fosse già un ‘meltin pot’ di culture romane e sannite. GUARDA IL VIDEO


di Pietro Ranieri

ISERNIA. Un patrimonio immenso che testimonia la memoria storica di un intero territorio è stato finalmente restituito alla città di Isernia. Ha riaperto infatti ieri 1 agosto il Museo Archeologico Nazionale di Santa Maria delle Monache, uno dei più importanti luoghi di cultura della città e della regione, dove si mescolano frammenti di vita delle Benedettine con reperti della storia romana e del territorio sannita. Un’intera nuova ala è stata dedicata a Pietrabbondante e ai reperti ivi ritrovati, tra Vastogirardi, Carovilli e non solo. L’area del museo al primo piano è stata invece ridisegnata e ristrutturata per garantire un nuovo emozionante percorso completo.

Il mito di Issione, la storia di Gracca Apolla libera dalla potestà di marito e padre, il tavolo dove si riscuotevano i tributi, i militari che umiliano i barbari spogliandoli delle loro vesti. E ancora, il monumento funerario che si pensa dedicato al gladiatore chiamato ‘Isernino’, quello che secondo le fonti sarebbe stato il più forte dell’antichità e che proveniva proprio da Isernia; le basi onorarie, che erano nel Foro, di Settimio Emuleio e Sesto Apuleio, personaggi importanti della città antica. Tra i ‘pezzi forti’ ci sono però il calco in gesso alabastrino della famosa insegna di L. Calidius Eroticus – l’originale dell’iscrizione lapidea, ritenuta proveniente da Macchia d’Isernia dov’era una taverna, è conservato al Louvre di Parigi, NdR – e la lastra policroma d’ambito funerario raffigurante Hermes Psychopompos, rinvenuta a Isernia e conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che ne ha concesso il prestito fino al 2023. Notevolissima anche la tegola iscritta da due giovani schiave con frasi in latino e osco, a testimonianza di un certo grado di mescolanza e integrazione culturale e sociale, un vero ‘meltin pot’ tra culture romana e sannita.

Dal primo agosto e per tutta l’estate lo storico edificio a lungo rimasto chiuso tornerà visitabile da turisti e non solo. Anche per gli isernini e i molisani sarà l’occasione per (ri)scoprire questo luogo di cultura per il quale tanto si è discusso e, in certi casi, combattuto affinché venisse riaperto. Santa Maria delle Monache sarà aperto tutte le mattine, dal martedì alla domenica. La cerimonia di riapertura ha visto gli interventi del professor Massimo Osanna, Direttore generale Musei, del dottor Enrico Rinaldi, Direttore regionale Musei Molise, del professor Adriano La Regina, presidente INASA, e dell’architetto Enza Zullo, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Santa Maria delle Monache.