HomeNotizieCULTURA & SPETTACOLIA Tufara ‘Il Diavolo sul Castello’, fra rito e leggende medievali

A Tufara ‘Il Diavolo sul Castello’, fra rito e leggende medievali

Il programma si aprirà con un incontro curato da Telos edizioni e da JustMò nell’ambito del progetto Pop Molise. Quindi, il demologo Mauro Gioielli terrà una relazione sul tema ‘L’uomo, l’animale, la maschera’


TUFARA. Sabato 20 agosto, dalla ore 18, a Tufara, avrà luogo l’evento ‘Il Diavolo sul Castello, fra rito e leggende medievali’, organizzato dalla locale associazione culturale ‘Antica Maschera Il Diavolo’.

Il programma si aprirà con un incontro curato da Telos edizioni e da JustMò nell’ambito del progetto Pop Molise. Quindi, il demologo Mauro Gioielli terrà una relazione sul tema ‘L’uomo, l’animale, la maschera’.

Infine, verrà rappresentata la mascherata del Diavolo di Tufara, uno dei carnevali più antichi e conosciuti del Molise. Il Diavolo e gli altri interpreti della mascherata sfileranno dal castello alla piazza del paese, accompagnati dalle spettacolari ‘Ndocce di Agnone. Artisti di strada allieteranno i bambini e saranno in funzione stand gastronomici.

“In Molise e in numerose aree geografiche d’Europa – ha affermato Mauro Gioielli, anticipando alcuni spunti della sua relazione durante la quale spiegherà l’origine delle maschere zoomorfe – sopravvivono feste e manifestazioni legate al carnevale, oppure ad esso correlate in chiave di riti di passaggio stagionale, di cui sono protagoniste le maschere dell’uomo-fauno”.

“Si tratta in assoluto delle più antiche forme di mascheramento, giacché quando l’uomo non era ancora agricoltore era già cacciatore e abitava la selva, specchiandosi in ciò che poteva osservare intorno a sé, in particolare gli animali. Ecco, quindi, l’induzione alla mutazione; l’esigenza di impossessarsi, per mezzo di mascheramenti zoomorfi, dello spirito della preda da catturare, della belva da temere perché pericolosa, dell’animale totemico con cui confrontarsi riproponendone l’aspetto in rapporto ai processi di personificazione teriomorfica e alle forme di epiphàneia del mondo divino”, spiega Gioielli.

“In tal modo – ha concluso Gioielli –, si instaurava e continua a sopravvivere, in molti carnevali europei, un sistema magico di zooantropismo, quello dell’animale nel quale l’uomo, in una esperienza rituale qual è, appunto, il carnevale, si trasforma per assimilarne l’aspetto e i valori, indossando a tal fine ciò che ne caratterizza le sembianze, come le pelli, le corna, la coda, e altro ancora. La vestizione conduce a una metamorfosi, interpretabile quale legame prodigioso, laddove il protagonista del travestimento, anche in chiave di suggestione, si identifica nell’animale attraverso la sua personificazione”.

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