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Covid, perché ancora tanti decessi in Italia? Le risposte dell’Istituto Superiore di Sanità

Tra le ragioni: il modo di contare le vittime, i parametri di confronto con gli altri Paesi e la campagna, mai decollata, sulla quarta dose di vaccino


ROMA. Nonostante il periodo estivo, solitamente positivo dal punto di vista dei contagi da Covid, il numero dei decessi legati al virus restano inaspettatamente alti. E l’Italia, nel contesto mondiale, si pone tra i paesi con i dati peggiori legati alla mortalità. Ed ecco che il Corriere della Sera ha deciso di chiedere lumi direttamente all’Istituto Superiore di Sanità.

Certamente ad incidere sui numeri: il modo di contare le vittime, i parametri di confronto con gli altri Paesi, ma anche la campagna sulla quarta dose, poco efficace. Da tener presente, ad esempio, che se tenessimo conto solo dell’ondata estiva, dovremmo ricordare che moltissime persone infettate dal Covid non si sono registrate, non entrando nel conteggio, pertanto il rapporto tra casi rilevati e decessi risulta poco rispondente alla realtà.

In ogni caso, a fare un po’ di chiarezza ci ha pensato il geriatra dell’Iss Granziano Onder, intervistato da Silvia Turin del Corsera.

Come sono classificati i morti per Covid attualmente in Italia? “Fin dal maggio 2020 abbiamo adottato la classificazione secondo parametri internazionali, la regola prevede che siano classificati come ‘decessi da Covid-19’ solo quelli in cui l’infezione è riconosciuta come plausibile causa del decesso”. Nella gran parte dei casi, sono persone molto fragili e molto vulnerabili in cui qualsiasi evento può portare a conseguenze molto severe, nel loro caso l’evento è stato il Covid”.

Come mai l’Italia conta così tanti decessi rispetto ad altri Paesi europei? “Il confronto tra i vari Paesi non va fatto solo in base al numero assoluto dei morti o al tasso di letalità, perché ogni Paese conta i decessi in modo leggermente diverso. Inoltre il numero di vittime va contestualizzato in base alle ondate epidemiche, che possono non coincidere a livello temporale tra i diversi Stati. Il vero parametro su cui fare i confronti internazionali è quello dell’eccesso di mortalità: quanti morti in più abbiamo avuto rispetto alla media degli anni in cui non avevamo il Covid. Questo è un dato più standardizzato e comparabile. Attualmente il monitoraggio arriva fino a giugno quando, ad esempio, l’Italia era posizionata molto meglio rispetto ad altri Paesi”.

In effetti la pandemia a giugno in Italia era nella sua fase discendente (la più bassa) e l’eccesso di mortalità (i dati sono presi da Eurostat, si veda tabella sopra) era misurato in negativo -1,1% di quanto atteso, meglio di Francia o Germania. Se prendiamo però l’eccesso di mortalità al picco pandemico italiano dell’inverno (all’inizio di febbraio) l’eccesso di mortalità era stimato al 7,7%.

Insomma, i numeri sono di difficile interpretazione in quanto sono una miriade i fattori da analizzare.

Chi sono i morti di questa ondata estiva? “I deceduti di questa ondata sono persone che hanno un’età media molto alta – risponde ancora Onder —, circa 85 anni e un carico di malattie croniche preesistenti alto (4-5 malattie croniche in media), quindi sono persone molto fragili in cui qualsiasi tipo di evento che possa essere anche banale, come un’influenza, può causare delle conseguenze molto serie, dall’altro possono essere persone che magari non riescono a sviluppare un’immunità sufficiente da vaccinazione: questi due fattori fanno sì che possano morire come conseguenza dell’infezione da Covid”.

Non poteva mancare una ‘battuta’ sula campagna vaccinale. “In Italia, – si legge – mentre la campagna vaccinale primaria (le prime due dosi) ha avuto grande riscontro, con l’84,3% della popolazione raggiunta, i richiami non hanno avuto lo stesso successo: siamo al 67,6% con la terza dose e solo al 4,8% con la quarta. Proprio gli anziani dovrebbero sottoporsi alla quarta dose: la maggior parte delle terze dosi in Italia sono state fatte tra dicembre e gennaio, quindi l’efficacia vaccinale in estate e la conseguente protezione da malattia severa sono ora drasticamente calate.

Sarà chiave soprattutto la nuova campagna vaccinale, quella che partirà da settembre-ottobre con i vaccini modificati per le nuove varianti”.

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