È necessario sviluppare una serie di tratti psicoemotivi da promuovere e rinforzare per raggiungere questa qualità. Ecco quali, secondo l’esperta


di Rosa Francesca Capozza*

SALUTE. Essere resilienti non vuol dire resistere a tutti i costi, essere duri e inflessibili dinanzi alle difficoltà, ma invece essere flessibili come un bambù al vento e riassestarsi senza spezzarsi. Il termine “Resilienza” proviene dalla metallurgia e indica la capacità di un metallo di assorbire un urto senza rompersi. In psicologia, rappresenta la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà, adattandosi al cambiamento e facendovi fronte in maniera positiva e funzionale per il proprio benessere. La Resilienza è quindi quell’atteggiamento psicologico che rende forti contro le avversità e che permette di affrontare le situazioni sfavorevoli, di attingere alle proprie risorse emotive e andare oltre i momenti bui della propria esistenza. Come dice lo psicologo Dan Short: “la Resilienza è la volontà determinata di rimuovere gli ostacoli e superare le difficoltà contingenti per andare avanti con ottimismo consapevole”.  

francesca capozza

Ma cosa occorre per divenire Resilienti? È necessario sviluppare una serie di tratti psicoemotivi da promuovere e rinforzare. Vediamo quali.  

1. Flessibilità: accettare che spesso la vita e gli altri non sono sempre conformi alle proprie aspettative, accogliendo gli eventi e le persone per come sono; è cruciale quindi rendersi pronti a ripensare e ripensarsi in nuovi assetti ed equilibri. 

2. Poter fruire di Supporto sociale: le relazioni offrono incoraggiamento e rassicurazione, affetto e sostegno materiale e psicologico, infondendo fiducia e informazioni per una efficace ripresa personale. Pertanto se si sta vivendo una situazione di avversità, occorre evitare di commettere il classico errore di isolarsi, ma cercare di stringere o mantenere relazioni significative con gli altri: un buon sostegno sociale infatti può moderare le singole vulnerabilità e aumentare le probabilità di recupero in quanto gli altri (una persona, un gruppo, una comunità) sono nutrimento dal punto di vista affettivo e psicologico, nonché informativo. 

3. Affrontare le crisi, nonostante la gravità e la potenziale invalidità di esse, cercando di considerare più possibilità e fornire più letture interpretative della situazione e delle soluzioni senza lasciarsi travolgere. 

4. Accettare che la vita è un continuo divenire: alcuni eventi non possono cambiare come si vorrebbe, allora è necessario concentrarsi su ciò che è invece possibile modificare, operando su tanti altri elementi che magari si trovano in secondo piano e che invece consentono di raggiungere il proprio obiettivo finale. 

5. Potenziare la propria autoconsapevolezza: essere profondamente consapevoli di cosa si prova e capaci di riconoscere come alcune sensazioni influenzano il proprio modo  di pensare e comportarsi.

6. Non essere ossessionati dall’ottenere risposte: dinanzi ad eventi avversi si vorrebbero subito trovare delle risposte. Perché la sciagura del cancro si è abbattuta proprio sulla mia famiglia? Perché proprio la mia azienda doveva essere travolta dalla crisi? Perché proprio la mia etnia doveva essere perseguitata? Queste risposte potrebbero non arrivare mai, così come potrebbero affiorare lentamente con il tempo. Occorre allora accettare di non poter comprendere tutto e subito.

7. Ricaricarsi: nelle situazioni avverse sembra che la vita chieda davvero troppo, quindi è necessario ritrovare energie tramite abitudini di autocura: svolgere attività che possono distrarre, ricaricare, rilassare. 

8. Imparare qualcosa da ogni trauma: una volta affrontato un evento nefasto, sforzarsi di individuare quello o quegli elemento/i dentro di se che è/sono cambiato/i. Può essere un’autostima più forte, una sensibilità maggiore, una maggiore creatività, problem solving,  o l’esser diventati più cauti e lungimiranti. Non importa cosa sia, l’importante è che si sia individuato questo nuovo elemento e che sia riconosciuto come il frutto di questa esperienza impegnativa vissuta. Il trauma, la difficoltà non ha lasciato dietro di sé solo distruzione, ma anche qualcosa che può essere utile e risolutivo per il futuro che verrà.

*psicologa e psicoterapeuta specialista in psicologia della salute