L’associazione torna a chiedere più dibattito pubblico e l’istituzione di un tavolo di confronto interregionale che coinvolga anche comunità locali, aree protette e diverse realtà territoriali


PIZZONE. Legambiente Molise/Abruzzo torna sul progetto di Enel Green Power denominato “Pizzone II” che prevede l’ampliamento della centrale idroelettrica della Valle del Volturno. Lo fa presentando un documento che raccoglie le sue osservazioni sul progetto Pizzone II, su cui Enel ha presentato istanza per l’avvio del procedimento di VIA, procedimento poi sospeso su richiesta della stessa azienda.

In sostanza, l’associazione ambientalista evidenzia come “il dimensionamento delle opere non tenga conto della capacità del contesto territoriale di non subire alterazioni significative. Sottostimato anche l’impatto del disturbo alla fauna terrestre e in particolare all’orso bruno marsicano, l’interferenza con il reticolo idrografico sotterraneo e con le attività antropiche esistenti, senza dimenticare le ricadute negative socio economiche per il territorio”.  

Ed ecco le osservazioni comprese in 11 punti:

  1. Il progetto propone la modifica/potenziamento con il riutilizzo dei due bacini esistenti di Montagna Spaccata e di Castel San Vincenzo, la realizzazione di nuove condotte di derivazione e opere di sfruttamento idroelettrico con pompaggio in affiancamento a quelle esistenti. L’intervento di cui si chiede l’autorizzazione prevede di convertire lo schema idroelettrico tradizionale esistente in un nuovo impianto di pompaggio/generazione preservando i due bacini. Si tratta, a nostro avviso di nuove opere che si affiancheranno a quelle esistenti che resteranno in esercizio. Di un ampliamento con nuove opere realizzate in parallelo, e per la gran parte in caverna o attraverso scavo di circa 10 km.
  2. Il dimensionamento delle opere è stato fatto sulla base dei volumi utili disponibili nei due bacini e considerando il limite di rete del 5% imposto in produzione e l’esigenza di risollevare in 8h 2.200.000 m3/giorno, e non secondo altri parametri come la capacità del contesto territoriale di non subire alterazioni significative.
  3. L’esercizio della nuova centrale determinerà una variazione giornaliera dei livelli idrici del bacino di Montagna Spaccata per 6,5m e di Castel San Vincenzo di 4,85m. Sarebbe opportuno dimensionare l’impianto in base al limite di variazione idrica prescritto e/ definito in base alle esigenze di conservazione del territorio e/o non aggravare le sollecitazioni sulle infrastrutture degli impianti esistenti (dighe in particolare) che possono causare le operazioni di svaso e invaso giornalieri molto ampi.
  4. La previsione di 5 anni di lavoro per realizzare le opere è insostenibile rispetto alla fragilità del contesto in cui si interviene.
  5. Per le opere fuori terra di carattere temporaneo (es. aree di cantiere) e per quelle definitive (strade di accesso, manufatti e linee di collegamento aeree) le valutazioni di progetto sono inadeguate e insufficienti
  6. Per le opere sotterranee è sottostimato l’impattodel disturbo alla fauna terrestre e l’interferenza con il reticolo idrografico sotterraneo, e deve essere approfondita la possibilità che gli scavi possano intercettare la faglia N-S presente in questa zona.
  7. La valutazione di impatto acustico considera nelle aree di cantiere un valore limite di immissione di 70dB che appare sottostimato considerato che si lavora in prossimità di aree abitate e anche in ore notturne. Tale valutazione complessiva non tiene conto del disturbo che le attività, comprese quelle sotterranee, provocano alla fauna selvatica e all’orso bruno marsicano in particolare.
  8. La realizzazione del progetto crea interferenze con le attività antropiche esistenti con ricadute negative socio economiche per il territorio. In particolare per le attività turistiche lacustri poiché, nella fase di esercizio del nuovo impianto, i due bacini saranno sottoposti a variazioni giornaliere del livello idrico (6,5m per Montagna Spaccata e 4,85m per Castel San Vincenzo) che comporterà limiti alle attività turistiche che per motivi di sicurezza non potranno essere mantenute.Una perdita per le comunità locali che subiranno un impatto negativo, significativo e definitivo per le attività turistiche che verranno azzerate, e non saranno di certo bilanciate dall’aumento delle presenze antropiche nella fase di cantiere. Anche per questa ragione il dimensionamento dell’impianto deve essere ben ponderato e deve rispettare non solo le esigenze produttive, ma anche quelle ambientali e sociali.
  9. Durante la fase di cantiere ci sarà una intensificazione del traffico a causa, in particolare, della movimentazione delle terre e rocce di scavo originate dalle opere interrate. L’utilizzo della viabilità ordinaria da parte dei mezzi di cantiere determinerà un’interferenza sulle attività economiche e le dinamiche antropiche con aumento del disturbo acustico.
  10. La realizzazione dell’opera comporta consistenti volumi di scavo in sotterraneo in roccia per le nuove gallerie, pozzi, centrale elettrica e accessi. Si tratta in complesso di una stima di 975.000 mc di materiale scavato con esplosivo o in maniera meccanica che deve essere gestito o reimpiegato nei cicli produttivi ed evitare il conferimento presso siti di smaltimento autorizzati lontani dall’area di cantiere.
  11. Lo studio geologico eseguito su base bibliografica, fotointerpretazione e rilievi in sito, ha evidenziato la storia geologica complessa dell’area con fagliamenti e sovrascorrimenti, alcuni dei quali interferiscono con il tracciato di progetto. Ha evidenziato un quadro idrogeologico complesso che favoriscono interferenze tra le opere ed i corsi d’acqua sotterranei che vanno debitamente considerati nelle analisi delle opere in sotterraneo. Dal punto di vista sismico l’area è conosciuta anche perché ha dato origine a terremoti importanti nel passato.

Legambiente torna a chiedere, infine, più dibattito pubblico e l’istituzione di un tavolo di confronto interregionale che coinvolga anche comunità locali, aree protette e diverse realtà territoriali.