Il racconto di un paziente che, in uno degli ospedali da dove spesso arrivano testimonianze di enormi criticità, ha trovato una normalità che a volte diventa straordinaria


ISERNIA. Dagli ospedali molisani spesso arrivano testimonianze di enormi criticità, quando addirittura non si parla di vera e propria malasanità. Fa piacere allora ricevere e raccontare, di tanto in tanto, delle storie di ordinaria straordinarietà.

Il protagonista è un giovane molisano che ha raccontato a isNews la sua vicenda. Il medico di base gli prescrive, in estate, una gastroscopia ispettiva per verificare la presenza di eventuali ernie iatali. È da poco uscita l’applicazione di Asrem per le prenotazioni, Molise Salute, che il paziente decide di scaricare sullo smartphone e provare a utilizzare. Registratosi tramite Spid e inserito il numero dell’impegnativa, il sistema restituisce automaticamente una serie di date utili e le strutture dove poter eseguire l’esame. L’appuntamento più vicino è a fine gennaio, a Venafro, con il dottor Chiaverini.

I tempi d’attesa non sono brevi, ma l’esame – fortunatamente – non è urgente. Via app, non ci sono intoppi e la procedura funziona senza problemi. Arriva la conferma via mail dell’appuntamento preso. Passano intanto le settimane. Durante le feste natalizie è lo stesso Chiaverini a telefonare per chiedere disponibilità ad anticipare l’appuntamento ai primi di gennaio. “Le lascio il mio numero, qualsiasi cosa mi chiami pure, faccia buon anno!”.

Concordato il nuovo appuntamento, stavolta a Isernia, e pagato il ticket – sempre tramite app, via PagoPA – il paziente si reca in reparto dove viene accolto con grande gentilezza dagli operatori. “Il dottore farà un poco di ritardo, purtroppo c’è un’emergenza in pronto soccorso”, spiegano. Nel mentre, arrivano altri pazienti. Anziani, alcuni soli. Per tutti loro le infermiere trovano un minuto. Chi necessita di spiegazioni su una ricetta. Chi di indicazioni. Chi magari è un po’ ansioso e ha solo bisogno di essere rassicurato. Con educazione e pazienza c’è una parola per tutti.

In un’oretta arriva il dottore: gli esami possono iniziare. E anche qui: gentilezza e professionalità. Le gastroscopie non sono esami piacevoli. Spesso si procede anche a una leggera sedazione. Medici, infermieri e personale spiegano a tutti a cosa si va incontro, come e perché si fanno le cose che si fanno, il funzionamento del macchinario. Chiedono se si preferisce l’anestesia cosciente. “Non lo so, non ho mai fatto quest’esame. Possiamo provare senza e vediamo se occorre?”, chiede il protagonista della nostra storia. Domande di rito per sciogliere la tensione davanti al sondino. Poi si procede. Ma anche nella fase clou c’è spazio e modo per le rassicurazioni, il conforto. L’umanità. “Se senti che qualcosa non va, stringimi la mano”.

Sono piccolezze, si dirà. Cose scontate. Ma, come si diceva all’inizio, nel disastrato buco che è la sanità molisana, con medici e operatori costretti oltre ogni limite, perfino ciò che dovrebbe essere normale diventa forse straordinario.

Pierre