Pochi mesi prima della sua dipartita, l’artista aveva chiuso in corso Marcelli, a Isernia, la personale ‘See me’


di Giovanni Petta 

ISERNIA. Il 16 marzo del 2007 ci lasciava Vincenzo Ucciferri, pittore isernino che aveva frequentato l’Accademia di Belle Arti di Firenze e poi, a Napoli, si era diplomato sotto la guida di Armando De Stefano. Aveva esposto per la prima volta nel 1972 e da allora le sue opere sono state in mostra ininterrottamente in Italia e all’estero, in centinaia di occasioni, personali o collettive.

Pochi mesi prima della sua morte, l’artista aveva chiuso in corso Marcelli, a Isernia, la personale, “See me”, in cui si era stata esplicitata una maturità serena e pensosa, un cambiamento importante della modalità di espressione, un desiderio di aprirsi al mondo e agli altri.

Fino a quel momento, Ucciferri aveva mostrato, nelle sue opere, rabbia e ironia, tensione verso i temi della classicità, impegno sociale e attenzione ai diseredati. Con “See me”, invece, il pittore aveva voluto rimettersi in discussione come artista, dando la sensazione di una consapevolezza profondissima derivante da un lavoro importante fatto, da solo, sulla sua persona. Sembrava essersi finalmente conosciuto profondamente e si mostrava desideroso di partecipare alla luce del mondo; un mondo, certo, non ancora benevolo e accogliente ma, almeno, possibile.

Non sappiamo cosa avrebbe fatto nei diciassette anni che ci separano dalla data della sua morte. Pensiamo, tuttavia, che il punto d’arrivo dell’opera di Vincenzo Ucciferri siano gli orizzonti glaciali delle ultime opere. Opere in cui non compaiono le figure umane. I corpi, che avevano da sempre provocato e persino ossessionato l’artista, non vengono più rappresentati e tutto diventa algido e siderale, asettico e digitale.

La mancanza di Ucciferri, nel panorama artistico e politico regionale, è ancora fortemente sentita. Manca la nettezza del suo pensiero, la solidità delle posizioni che sceglieva rispetto alla centralità di un argomento di discussione o alla soluzione immaginata per un problema importante. E manca l’artista attento alla propria interiorità e al mondo circostante, un artista che avrebbe dato sicuramente chiavi di lettura importanti per i fenomeni spesso incomprensibili della nostra contemporaneità.