Si tratta del 36enne Michele Fabrizio, ricercatore postdoc all’INAF Osservatorio Astronomico di Roma e allo Space Science Data Center dell’ASI
ROMA. Risolto un ‘giallo astronomico’ che ha tenuto impegnati gli astronomi per oltre ottant’anni. E a compiere l’impresa è stato un team di scienziati, guidato da Michele Fabrizio, 36enne isernino, ricercatore postdoc all’INAF Osservatorio Astronomico di Roma e allo Space Science Data Center dell’ASI.
Il team, con uno studio pubblicato su The Astrophysical Journal, ha dimostrato che non esiste la cosiddetta dicotomia di Oosterhoff, un vero e proprio mistero astrofisico, in base al quale per quasi un secolo si è ‘osservato’ che “le stelle variabili presenti negli ammassi globulari della nostra galassia sembravano variare con periodi distribuiti attorno a due valori, senza nessuna apparente ragione fisica”.
Attualmente, si è giunti alla conclusione che il problema sarebbe da imputare al fatto che buona parte di tali ammassi non contiene variabili R.R. Lyrae e, dunque, non ci sarebbe alcun ‘arcano’ – tanto per spiegarsi tra non addetti ai lavori.
Un risultato importante, possibile grazie all’estrema precisione dei dati raccolti dal satellite Gaia dell’Esa, che ha consentito di studiare un più ampio campione di stelle, e oggi reso noto ai più attraverso un articolo apparso sulla rivista di settore ‘media.inaf.it’.
Articolo che riporta le dichiarazioni del giovane astrofisico pentro e che ‘rende giustizia’ al lavoro svolto fuori regione da un talento molisano, un’eccellenza nel suo campo, apprezzato in Italia e all’estero per la sua formazione, per le sue capacità e competenze.
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