Gianni Fantozzi, Salvatore Azzolini, Giovanni De Marco e Vittoria Succi danno vita al gruppo misto – smarcandosi dalla decisione di Iorio di blindare il presidente del Consiglio comunale Lombardozzi – e diventano il terzo gruppo in termini numerici in assise. Rimpasto o allargamento di giunta quasi obbligato per il sindaco d’Apollonio che, senza i 4 fuoriusciti, non avrebbe più i numeri


di Pasquale Bartolomeo

ISERNIA. Facevano sul serio.  E ora, con atti ufficiali, lo dimostrano. Gianni Fantozzi, Salvatore Azzolini, Giovanni De Marco e Vittoria Succi lasciano ‘Insieme per il Molise’. Spaccando e indebolendo il gruppo di Michele Iorio, primo in termini numerici in seno al Consiglio comunale di Isernia.

La lista civica passa così da 12 a 8 consiglieri: uno scossone che squassa la maggioranza di centrodestra a Palazzo San Francesco, a pochi mesi dalle Regionali, determinando così, di fatto, uno stato di allerta per la tenuta degli equilibri politici dell’amministrazione d’Apollonio.

Si badi: Fantozzi & co. non lasciano la maggioranza, per ora. Ma si smarcano apertamente dall’ex governatore Iorio, dando vita a un gruppo misto, come risulta dal documento protocollato stamani in Comune, e riservandosi di indicare in un secondo momento un capogruppo. Continueranno a sostenere il sindaco, dunque. Ma senza dare nulla per scontato. Votando, con ogni probabilità, secondo coscienza, a seconda dei singoli provvedimenti. Caso per caso.

lombardozzi peppino foto pmIL CASO LOMBARDOZZI. Il motivo dello strappo, annunciato lo scorso 5 novembre da isNews (leggi qui l’articolo) sembra trovare le sue ragioni nella permanenza in carica del presidente del Consiglio, Peppino Lombardozzi, anch’egli di ‘Insieme per il Molise’, blindato da Iorio e da buona parte del suo gruppo nonostante le fibrillazioni estive. Lo scorso 9 agosto infatti, durante il penultimo Consiglio comunale, Lombardozzi vota contro l’esternalizzazione del servizio di riscossione dei tributi. Un ‘niet’ per ragioni squisitamente tecniche e non politiche, corroborato anche del parere negativo dei revisori dei conti e del dirigente del settore Finanze, Antonello Incani. Ma la decisione del vertice dell’assise non incontra il favore del gruppo di appartenenza dello stesso Lombardozzi, che avvia il braccio di ferro e tenta di far saltare il banco, ravvedendo nel gesto del presidente un atto con implicazioni politiche di rottura insanabile con la maggioranza.

consiglio290916 foto 27CRONACA DI UNA CRISI ANNUNCIATA. Si parla di sfiducia, poi di revoca: si cerca, insomma, di ‘destituire’ Lombardozzi, coinvolgendo anche Iorio nella diatriba, ma senza esito. L’ex governatore prende tempo e riesce a congelare la crisi, recuperando via via cinque, poi sei consiglieri, che ci ripensano e non firmano più alcun documento contro il presidente dell’assise. Determinando così una situazione di 6 contrari alla ‘sostituzione al vertice’ contro 5 favorevoli, senza contare il diretto interessato. Al riparo da sgambetti, peraltro, per effetto dello Statuto e dal regolamento comunale, che non contemplano la mozione di sfiducia per il presidente del Consiglio. Diverso il caso della revoca: l’articolo 11 dello Statuto, infatti, stabilisce che “il presidente del Consiglio comunale può essere revocato su proposta motivata di almeno un terzo dei consiglieri assegnati e con il voto palese e favorevole di almeno due terzi degli stessi”.  Motivazioni che, si badi, devono sussistere “in relazione a gravi violazioni di legge o di regolamento” (fonte altalex.com). Dunque, anche la legge nazionale e la giurisprudenza citano la revoca, ma solo in ordine a motivazioni tecniche e non politiche.