Ancora ‘migrazioni’ tra i vari gruppi di centrodestra. Assise in videoconferenza a causa della pandemia


ISERNIA. Bilancio di previsione 2020/2022 in Consiglio comunale martedì 17 novembre alle 17.30, in prima convocazione. Riunita in videoconferenza a causa dell’emergenza Covid, l’assise sarà chiamata a licenziare il principale documento contabile dell’ente. Con il sindaco Giacomo d’Apollonio che, al solito, sarà costretto a fare i salti mortali per trovare i numeri, in una maggioranza di centrodestra sempre più sfilacciata e divisa in mille rivoli.

È notizia recente di un progressivo avvicinamento della consigliera Maria Cocozza, che nel luglio scorso aveva preso le distanze dal gruppo di maggioranza ‘Isernia Migliore’ di Andrea Galasso, alla Lega di Stefano Testa, sulle sponde dell’opposizione.

Nulla di ufficiale, ma fonti interne al Consiglio comunale riferiscono che la consigliera sia stata anche ‘eliminata’ dalla chat whatsapp della maggioranza, ritenendo la sua esperienza evidentemente conclusa rispetto all’assetto del governo cittadino.

Il sindaco, alla luce di innumerevoli cambi di casacca e ‘migrazioni’, potrà sicuramente contare, oltre che sul proprio, sui 3 voti della lista di riferimento, ‘Isernia in Comune’ (Giampiero Mancini, Nicola Moscato e Giovanni D’Agnone), sui 5 del gruppo Iorio ‘Insieme per il Molise’ (Peppino Lombardozzi, Enrico Caranci, Elisabetta Lancellotta, Rita Di Pilla e Rita Papili), sui 4 di Isernia Migliore (Andrea Galasso, Tonino Antenucci, Fabia Onorato e Giuseppina Melaragno) e sui 2 di Fratelli d’Italia (Rossella Pitisci e Mario Antonelli). Quindici voti su 17 necessari a rimanere in sella.

Incerta la posizione di Cosmo Tedeschi, che di fatto siede tra le file dell’opposizione, e di Roberto Di Pasquale, allontanatosi come Cocozza, a luglio, da Isernia Migliore, e rientrato nelle file del gruppo d’appartenenza ‘Progetto per Isernia’, lista che 5 anni fa sostenne appunto Tedeschi sindaco. Anche se Di Pasquale, a luglio, si espresse comunque a favore del rendiconto di gestione.

Se fosse lui il 16esimo, a d’Apollonio servirebbe comunque almeno un altro sì: e quello decisivo potrebbe essere di Salvatore Azzolini, ex consigliere dei Popolari confluito nel Gruppo Misto, che però è stato tra i più critici sul rendiconto, a luglio. Nel Misto milita anche Francesca Bruno di CasaPound, che ha rotto da tempo con la maggioranza di governo e dunque non appare ‘recuperabile’.

Il primo cittadino potrebbe allora cercare di riannodare i fili con i Popolari per l’Italia, con Gianni Fantozzi, Vittoria Succi, Giovani De Marco, Tiziana Pizzi ed Enzo Di Luozzo che, tuttavia, sono da lunghissimo tempo agli antipodi da d’Apollonio. Ma il gruppo negli ultimi mesi pare essersi riavvicinato molto all’ex governatore Iorio (nelle file del quale tutti loro furono eletti nel 2016, tranne Di Luozzo, che infatti resterebbe ancora vicino a Vincenzo Niro). Difficile anticipare le loro mosse.

Nell’ampio spettro del centrodestra – ma formalmente all’opposizione – c’è poi la Lega (formata da Stefano Testa, Irma Barbato Gianluca Di Pasquale e, come detto, Maria Cocozza), con la quale lo scontro (a mezzo stampa), nelle ultime settimane, si è acceso in maniera evidente sulla gestione amministrativa della città. Anche se il gruppo facente capo a Matteo Salvini, nel recente passato, ha sempre ribadito come il voto sul bilancio sia di natura tecnica, e non politica.

Stesso discorso per Forza Italia, con Raimondo Fabrizio e Filomena Calenda. Mai stati dalla parte del sindaco, in questi anni, ma fieri oppositori. O Alleanza per il Futuro, con Giovancarmine Mancini che non ha mai fatto mistero di non condividere praticamente nulla di quanto fatto dall’attuale Giunta comunale.

Più semplice, invece, capire la composizione e le intenzioni dell’opposizione di centrosinistra. Scontati, infatti, i no di Mino Bottiglieri (M5S) e di Rita Formichelli (La Città Nuova).

Una montagna da scalare, per d’Apollonio, dunque? Solo in teoria. A sei mesi dalla scadenza naturale e in piena pandemia, appare molto, molto improbabile che qualcuno nel centrodestra si prenda la briga di mandare a casa l’amministrazione.

 

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