ISERNIA. Isernia, ancora una volta, rischia di rimanere con un pugno di mosche in mano. Tra le nomine per i prestigiosi incarichi presso gli enti sub regionali, varate dal presidente del Consiglio regionale, Vincenzo Niro, alla vigilia dello scorso Ferragosto, hanno trovato spazio soltanto due isernini. Una cifra che definire esigua sarebbe un eufemismo se si pensa che, tra maggioranza e opposizione, c’erano da spartire circa cento poltrone, quaranta delle quali sono state occupate da venafrani. Una sproporzione, a scapito del capoluogo pentro, che appare tutt’altro che casuale. In parte, infatti, a far piovere poltrone sulla città di Venafro sarà stata la volontà di risarcire gli uomini di Rialzati Molise, dopo la doppia beffa subita ai danni di Vincenzo Cotugno: esclusione dalla Giunta regionale e mancata elezione alla presidenza del Consiglio grazie al patto di ferro Pd-Udeur. Ma anche la presenza nell’esecutivo del venafrano Massimiliano Scarabeo avrà avuto il suo peso sulla lottizzazione, e così negli enti sub regionali hanno trovato spazio persone di sua fiducia e naturalmente suoi concittadini. Per tornare a Isernia, invece, i due “fortunati” sono stati Marco Di Girolamo, commercialista, vicinissimo all’assessore Scarabeo, nominato nel collegio dei revisori dei conti dell’ Azienda autonoma di soggiorno e turismo di Termoli; e Anna Ciampittiello, moglie del candidato sindaco sconfitto a Colli a Volturno, Gianni Leva, designata membro del Collegio dei revisori dei conti dello Iacp di Isernia.
Ora che rimangono da assegnare altri cinque incarichi che fan gola a molti, la possibilità che Isernia possa essere lasciata nuovamente fuori dai giochi sembra piuttosto realistica. Le tanto ambite poltrone in questione riguardano: la presidenza di Molise acque, quella di Sviluppo Italia Molise, quella dell’Arsiam, quella del difensore civico e, infine, quella di FinMolise. Grazie a quest’ultima, in realtà, si intravede una possibilità di riscatto per Isernia. In pole position per la presidenza dell’ente, infatti, ci sarebbe Carlo Veneziale: isernino doc, dirigente storico del Pd, vicino ai parlamentari Danilo Leva e Roberto Ruta e già membro del Cda di FinMolise, dunque sicuro conoscitore nella materia. Ma se in Regione fossero stati rispettati i patti elettorali, il presente di Veneziale sarebbe in politica, quella vera. Il leader del Pd isernino, infatti, sarebbe dovuto entrare in Consiglio come primo dei non eletti, alle spalle di Scarabeo se questi, una volta nominato assessore, si fosse dimesso così come previsto dagli accordi. Ma le cose sono andate diversamente. Gli assessori non hanno lasciato la loro carica da consigliere e Veneziale è rimasto a casa. Stando alle indiscrezioni, però, neppure quella rappresentata dalla presidenza di FinMolise, sarà l’occasione per l’ingresso di Veneziale in Regione. Il dirigente democratico, infatti, avrebbe fatto sapere di non essere intenzionato ad accettare l’eventuale nomina: non perché l’incarico non gli interessi, ma in quanto invoca il rispetto dei patti elettorali di cui sopra. Potrebbe venir meno, dunque, anche quella che sembra essere l’unica speranza per andare a rafforzare la già scarsissima rappresentanza isernina in Regione.
Da non dimenticare, poi, il fatto che un altro tiro mancino Isernia lo ha già subito con la nomina del coordinatore regionale dell’Italia dei valori Pierpaolo Nagni ad assessore esterno, il quale alla causa del “Molise di tutti” di Frattura, nelle scorse Regionali, non ha portato neppure un voto, non essendosi candidato. Una decisione, questa, apparsa come un’autentica beffa a Cosmo Tedeschi e all’Idv di Isernia che, con il suo 12 per cento, ha contribuito non di poco alla vittoria di Frattura nelle ultime Regionali, molto più che a Campobasso, dove il partito si è fermato al 5 per cento. Ma a penalizzare Isernia in quell’occasione è stata anche la legge elettorale che ha fatto scattare due seggi in più per Campobasso, grazie al meccanismo dei resti. Isernia, fino ad oggi, sembra essere stata quasi invisibile agli occhi della squadra di governo di Via Genova guidata da Frattura. Di certo non lo era quando nel 2011 è stata proprio la città pentra a permettere al governatore di trionfare nelle primarie del centrosinistra per la candidatura alla presidenza della Regione, laddove a Campobasso, invece, prevalse solo per un soffio sull’avversario Michele Petraroia. A quanto pare Frattura deve aver dimenticato il fatto che il capoluogo isernino gli abbia portato parecchia fortuna, visto che da quella vittoria è cominciata la sua ascesa politica, culminata quasi due anni dopo con la presidenza della Regione Molise. Quel “Molise di tutti” che, tuttavia, sembra appartenere sempre meno agli isernini.
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