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Costi della politica, la Corte dei conti inchioda Frattura & co: restituire i soldi

CAMPOBASSO. L’articolo 7 non doveva proprio esserci. Andava abrogato, lo diceva la legge. Ad affermarlo, senza giri di parole, la sezione di controllo della Corte dei conti del Molise, che con deliberazione n. 37 del 4 marzo scorso attesta quanto scritto – a più riprese – da ‘Isernanews’ e pochissimi altri organi di stampa per mesi: la super casta regionale del finto centrosinistra molisano dovrà restituire i soldi. Non solo quelli del fondo per i portaborse, i 2.451 euro più tribolati della storia del Molise. Ma anche quelli – elargiti impropriamente – per finanziare i gruppi regionali attraverso la moltiplicazione dei fondi pubblici. Stessa sorte, infine, per quelli inerenti al cosiddetto dimezzamento del contributo per il gruppo misto, in netto contrasto con la legge nazionale, che vieta il finanziamento per i gruppi composti da un solo consigliere salvo quelli che risultino così composti già all’esito delle elezioni. Uno smacco senza precedenti, quello inflitto dai giudici contabili al governo Frattura, che ora sui costi della politica non ha più attenuanti. Da notare, poi, che la deliberazione è stata trasmessa alla procura regionale presso la Corte dei conti, che sarà obbligata a intraprendere le azioni del caso. Ma facciamo un riassunto.

FONDO PER I PORTABORSE: DOPPIO BLITZ DELLE ‘IENE’. La Regione avrebbe dovuto adeguarsi già entro luglio scorso al decreto Monti sui costi della politica, il n. 174 del 2012, convertito dalla legge n. 213 del 7 dicembre 2012. Tuttavia, è stata l’ultima a farlo in Italia, tra l’altro senza diminuire affatto le indennità, i rimborsi spese e tutte le altre voci che compongono la ricca busta paga di un inquilino di Palazzo Moffa, pari a 10.500 euro lordi. Per il governatore e il presidente del Consiglio, invece, sono ben 13.500: 6mila di indennità di carica – identica per tutti – 3mila di indennità di funzione, 4.500 di rimborsi spese, anch’essi uguali per tutti. Compreso chi risiede a Campobasso, come il presidente della Regione, e abita a pochi chilometri da Palazzo Moffa. A tutto questo, si aggiungeva l’articolo 7, altri 2.451 euro. Circostanza che provoca l’arrivo di Paolo Calabresi delle ‘Iene’, il quale mostra a tutt’Italia di che pasta sono fatti i politici molisani. Una settimana dopo il blitz, l’eco delle polemiche non si placa e Frattura corre ai ripari. In aula arriva una proposta di legge a firma sua e del presidente dell’assise Vincenzo Niro: il fondo per i portaborse, in virtù della legge regionale n. 20 del 12 novembre 2013, chiamata ‘Fondo per le attività istituzionali e i collaboratori dei consiglieri’, diventa così rendicontabile. Ma le ‘Iene’ tornano una seconda volta e il governatore, ai microfoni di Mediaset, assicura che “quando tutta la maggioranza vi rinuncerà, cancelleremo definitivamente” l’articolo 7. Pochi giorni dopo, infatti, riunisce la maggioranza e all’improvviso ci ripensa: il centrosinistra, dopo tanto penare, punta ad abrogare il privilegio dei 2.451 euro. Al vertice di maggioranza – clamorosamente – non è invitata Nunzia Lattanzio dell’Udeur, l’unica ad aver presentato la proposta di abrogazione del fondo per i portaborse in prima commissione; proposta che, neanche a dirlo, viene stoppata dal voto contrario di Cristiano Di Pietro (Idv), Francesco Totaro (Pd) e Salvatore Micone (Grande Sud). Dopo un lungo tira e molla, dunque, alla fine l’articolo 7 non c’è più e si risparmieranno 3 milioni di euro. Ed era ora. Ma la Corte dei conti, adesso, attesta che tutto questo tira e molla non era necessario: e che dal 30 luglio 2013, dunque, chi ha continuato a percepire i 2.451 euro impropriamente dovrà restituirli.

FINANZIAMENTO AI GRUPPI CONSILIARI REGIONALI: LA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI E DEI PESCI. La legge nazionale parla chiaro: “L’importo complessivo da erogare a titolo di contributo annuo per il funzionamento dei gruppi consiliari, al netto delle spese per il personale, è determinato in euro 5.000,00 per ogni consigliere aderente al gruppo, a cui aggiungere una somma di 5 centesimi di euro per abitante della regione, risultante dall’ultimo censimento”. La Regione Molise ha 21 consiglieri regionali, ben 14 gruppi consiliari e soli 313.660 abitanti. Il contributo pubblico da assegnare per il funzionamento dei gruppi è stato calcolato così: 5.000 euro per 21 consiglieri = 105.000 euro annui + 0.05 euro x 313.660 abitanti = 15.683 euro annui. Fin qui, tutto normale. Ma i 15.683 euro sono stati moltiplicati per 21, ossia il numero dei consiglieri regionali. Questa la singolare moltiplicazione effettuata dall’Ufficio di Presidenza: 0.05 euro x 313.660 abitanti x 21 consiglieri = 329.343 euro annui in più. Da aggiungere ai 105.000 euro, per un totale di 434.343 euro. Questa è la somma complessiva annua da dividere per ciascun consigliere: 434.343 euro/21 consiglieri = 20.683 euro. Insomma, in Molise con una popolazione inferiore, con 9 consiglieri regionali in meno della Basilicata e – addirittura – 39 in meno rispetto al Veneto, un consigliere ha 20.683 euro annui a disposizione per le spese di funzionamento del gruppo consiliare. In Basilicata ne ha 5.979, in Veneto 9047. Anche su quest’aspetto, la Corte dei conti non poteva esimersi dal bacchettare il governo Frattura. Ma non è finita. Ma i 329.343 euro di cui sopra andranno restituiti dagli eletti, secondo la Corte dei conti. 

GRUPPO MISTO: LA CHICCA DELLA LEGGE 47. L’autentico capolavoro approvato  dal Consiglio regionale nell’anno 2013 si nasconde nell’articolo 3 della legge regionale 47 del 17 dicembre 2013. Riportiamo testualmente uno stralcio del comunicato stampa del resoconto dell’assise di quel giorno: “L’articolo tre, modificando ulteriormente la legge regionale 20 del 1991 (Norme in materia di funzionamento e di assegnazione di personale ai gruppi consiliari), introduce la previsione secondo cui, qualora il gruppo misto sia composto da un solo consigliere, il contributo per le spese di funzionamento non viene totalmente negato, come è ora secondo la norma vigente, ma viene ridotto al 50 per cento e, al contempo, viene ridotto in pari misura il contributo per le spese relative al personale di collaborazione assunto dall’esterno”. Da questo articolato si evince chiaramente che non c’è alcun dimezzamento, come si vuol far credere. Anzi: si va in direzione assolutamente contrastante al decreto Monti n. 174, che stabilisce l’esclusione, in ogni caso, della “contribuzione per partiti o movimenti politici, nonché per gruppi composti da un solo consigliere, salvo quelli che risultino così composti già all’esito delle elezioni”. Al gruppo misto dunque – se monocellulare – toccava zero: ma in Molise, a leggere il claudicante italiano della legge regionale n. 47, si dimezzano i contributi rispetto agli altri gruppi. Determinando, di fatto, esattamente l’opposto, cioè un aumento della dotazione: altri soldi non dovuti, in contrasto con la legge nazionale. Non a caso, il grillino Federico aveva presentato un emendamento a tema, ovviamente respinto: il finanziamento per il funzionamento del gruppo misto, aveva detto, “non è conforme alle linee dettate dal decreto 174, l’articolo 2 comma 1 lettera f”. Insomma, dopo l’articolo 7 e i fondi per i gruppi consiliari, altre illegittimità. Anch’esse evidenziate dalla Corte dei conti. E da noi, che lo abbiamo detto in tempi non sospetti. Altro che macchina del fango. 

Caravaggio

 

 

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