VENAFRO. Sequestrato dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato del Nucleo investigativo provinciale di polizia ambientale e forestale e del Comando stazione di Venafro, un caseificio di Venafro per scarico abusivo e smaltimento illecito delle acque reflue e del siero proveniente dalla produzione.
Il sequestro preventivo disposto dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Isernia è stato eseguito al termine di un’attività di indagine iniziata diversi mesi fa e che aveva già portato, nel maggio scorso, al sequestro preventivo di una parte dell’impianto di scarico dei reflui industriali, che collega il caseificio allo scarico finale posto all’interno del canale di scolo lungo la Statale 85, utilizzato come corpo ricettore. In particolare, nel mese di maggio era stato accertato che il caseificio scaricava i reflui industriali misti a siero in assenza di autorizzazione perché scaduta, e senza sottoporre gli stessi al preventivo trattamento depurativo a causa del malfunzionamento dell’impianto di depurazione. Inoltre, le acque non depurate e miste a sostanze che non possono, in ogni caso, confluire negli scarichi (quali il siero) venivano scaricate in un canale di scolo praticamente asciutto, in violazione perciò anche delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione (tra l’altro scaduta) rilasciata dalla Provincia di Isernia, con la quale si imponeva il divieto di effettuare scarichi nei periodi di portata nulla del corpo ricettore.
Per impedire il ripetersi dell’illecito e l’aggravamento della condizione ambientale, è stata quindi posta sotto sequestro la chiave di arresto posizionata sulla conduttura di scarico, ritenendo che tale misura cautelare potesse essere sufficiente ad evitare la reiterazione del reato. Tuttavia, così non è stato. L’amministratore del caseificio, infatti, pur di abbattere i costi legati all’attività produttiva, anziché avviare allo smaltimento le acque reflue e il siero affidandoli ad una ditta specializzata nel settore, ha pensato bene di sversare i rifiuti liquidi prodotti dall’attività casearia nei terreni adiacenti il caseificio, soprattutto in occasione delle abbondanti piogge che ne favorivano il dilavamento mediante un tubo in plastica amovibile collegato all’impianto, anch’esso sequestrato. Proprio la reiterazione del reato e la dimostrata incuria dei moniti dell’Autorità giudiziaria da parte dell’amministratore del caseificio, nel far ritenere che la libera disponibilità dello stesso potesse aggravare o protrarre le conseguenze dei reati o comunque agevolarne la commissione di altri, hanno condotto al sequestro preventivo del caseificio e alla contestuale nomina di un amministratore giudiziario. Le indagini condotte dal Corpo forestale dello Stato rientrano nel più ampio intervento costituito da un’intensa attività di controlli posti a tutela del territorio, dei corsi d’acqua e degli ecosistemi naturali, nonché per garantire la salvaguardia della salute dei cittadini e per prevenire situazioni di degrado.

DG