HomeNotizieCRONACATruffa della auto fantasma, decisione a luglio

Truffa della auto fantasma, decisione a luglio

ISERNIA. E’ stata rinviata al prossimo 6 luglio l’udienza preliminare che vede imputate quattro persone, tre uomini e una donna, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa legata alla compravendita di auto. Lo ha deciso ieri mattina il gup del tribunale di Isernia, Vincenzo Di Giacomo, a causa di alcune notifiche non andate a buon fine.

La vicenda ebbe inizio a fine agosto 2013, quando la polizia stradale di Isernia scoprì una truffa per circa 1 milione e mezzo di euro, portata avanti dal titolare di una concessionaria multimarca di Castelpetroso, 52 anni, e due suoi collaboratori, un uomo di 43 con precedenti analoghi e una donna di 42. Per tutti loro il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Isernia, Antonio Ruscito, dispose gli arresti domiciliari. Nel corso del tempo si aggiunge anche un terzo uomo, fratello di uno degli accusati. Oggi invece, a distanza di due anni, solo uno di essi si trova detenuto, condannato in via definitiva a due anni e sette mesi per reati analoghi avvenuti nel 2008, a seguito della vendita di 30-40 automobili mai consegnate in territorio di Monteroduni.

La presunta banda, secondo le accuse del pubblico ministero Marco Gaeta, vendeva sul web, in particolare su siti specializzati nella compravendita di automobili. Tuttavia, una volta incassati gli acconti, fatti transitare per comodità su una carta Postepay, delle auto nemmeno l’ombra. Una foto ben fatta, un prezzo abilmente ritoccato verso il basso e il gioco era fatto. In particolare, i tre soggetti arrestati preparavano apposite lettere da spedire ai vari clienti, con le quali evidenziavano false problematiche attinenti la mancata consegna dei veicoli, e rinviandone così la consegna di 90-100 giorni. Le missive servivano a evitare eventuali querele o atti giudiziari nei loro confronti. Nel corso del tempo, venuta meno la disponibilità materiale di veicoli di diversa marca, modello e gamma, la banda prendeva anche in fitto le automobili necessarie alla falsa vendita. Dopo averle private della targa, le vetture venivano fotografate per i portali on line o anche esposte sul piazzale della concessionaria. Le offerte allettanti suscitarono l’interesse finanche di acquirenti stranieri: tra le vittime, infatti, risultano persone residenti in Francia, Canarie, Belgio e Inghilterra.

Ma tra gli acquirenti via web si nascondevano anche gli agenti della polizia stradale, agli ordini del dirigente Paolo Mancino. Le loro indagini, durate circa un anno, permisero di risalire ai quattro imputati. Le vittime che decisero di sporgere denuncia furono circa novanta, ma le parti offese oggi sono ‘solo’ cinquantotto. Nel gennaio 2013, otto mesi prima degli arresti, la Stradale chiuse il capannone della concessionaria a Castelpetroso e sequestrò anche una serie di documenti prima e di veicoli dopo. Da allora, a quanto pare, l’attività aveva chiuso, operando evidentemente di nascosto solo sul web. Su alcuni siti, addirittura, si ipotizzava l’eventualità di una class action tra le vittime dei raggiri per ottenere un risarcimento.

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