CAMPOBASSO. Tutto è bene ciò che finisce bene. E il Corpus Domini 2015 non può non avere un bilancio positivo, soprattutto per quanto concerne il numero di presenze a Campobasso.
Si parla di 150mila persone, una folla immensa – proveniente anche da fuori regione – che ha invaso la città per assistere alla magica sfilata dei Misteri. Successo pure per il concerto di Roberto Vecchioni, con una piazza Prefettura ieri sera gremita.
Sul futuro della manifestazione occorre però aprire una seria riflessione, perché dal punto di vista organizzativo l’evento meriterebbe di più: oltre la grande e colorata festa, le bancarelle, la tradizione del panino da mangiare per strada e l’unico evento musicale di Piazza Pepe che chiude i giochi la domenica sera.
Senza sconvolgerne l’identità, anche quella più genuina e popolare, il Corpus Domini campobassano dovrebbe iniziare ad assomigliare anche ad un vero e proprio Festival, valorizzato attraverso grandi sponsor privati, partnership con media italiani e stranieri, artisti di fama e una serie di appuntamenti collaterali (rassegne musicali, culturali, sportive di prestigio) capace di attrarre turisti non solo il giorno dell’attesa sfilata.
Non solo un problema di cartellone (quest’anno tra l’altro davvero povero), ma pure di visione: bisogna modernizzare l’antico spirito dell’evento per farlo uscire dal pericoloso e ormai anaconistrico recinto della “sagra”.
Il Corpus Domini campobassano è più di una tradizione cittadina, è una manifestazione che non ha nulla da invidiare ad altre che già da decenni hanno conquistato il palcoscenico mondiale.
Urge un cambio di mentalità che richiede tempo e pazienza, che sembra non solo auspicabile ma pure inevitabile. Se non vogliamo far invecchiare l’unico e grande e patrimonio che ci rende orgogliosi di essere campobassani.
Jones
