CAMPOBASSO. Giunta intatta, Niro fuori dalla maggioranza, Cotugno presidente di Palazzo Moffa. Questa l’ipotesi, stando a quanto riferiscono rumors e addetti a lavori, che sta prendendo lentamente corpo all’interno dei palazzi del potere molisano.
Si tratta, inutile sottolinearlo, di indiscrezioni e nulla più, che potranno essere facilmente smentite dai fatti, ma troppi indizi disegnano uno scenario di questo tipo.
La nota congiunta di Frattura e Petraroia, sull’imminente riconoscimento dell’Area di crisi, ha un significato politico e di sostanza che va oltre le formalità della comunicazione istituzionale e che sembra blindare il posto in Giunta dell’assessore al Lavoro, messo sempre in discussione negli ultimi mesi. L’ex sindacalista, tra l’altro, non è vicino come una volta al “ribelle” Ruta e la sua posizione sembra molto più solida. Analogo discorso vale per Scarabeo. Mentre per Facciolla e Nagni (il secondo ha fondato insieme al governatore l’associazione Il Molise di tutti) il problema non si pone nemmeno, loro due sono quasi intoccabili.
Il rimpasto, visto l’andazzo, probabilmente non ci sarà. A Frattura conviene corservare gli equilibri esistenti, perché il Pd è saldamente nelle sue mani, l’alleanza con Di Pietro è vincente e gode di ottima salute (vedi Montenero) e sarebbe forse azzardato sacrificare uno dei quattro per l’ingresso di Niro, presidente del Consiglio in scadenza mai entrato in piena sintonia con gli attuali vertici regionali.
Conseguenze? Minime. Se l’esponente dei Popolari (che potrebbero tornare a destra) uscirà dal centrosinistra non certo trascinerà con se Nunzia Lattanzio (vicina a Frattura) e il suo voto potrà essere facilmente rimpiazzato da chi nell’opposizione (a quanto pare più di uno) ha già mezzo piede in maggioranza.
Al suo posto facile immaginare Vincenzo Cotugno, un incarico legittimato da migliaia di voti e meno compromettente di una poltrona nel governo regionale. Perché Rialzati Molise ormai da tempo coincide con la nuova Forza Italia. E forse conviene a tutti restare nel limbo prima di decidere le alleanze per il 2018.
Jones
