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Isernia, la verità sul bilancio

ISERNIA. A dimostrazione che con lui le chiacchiere stanno a zero, stamani ha approvato il bilancio. Il commissario prefettizio di Isernia, Vittorio Saladino, assunti i poteri del Consiglio comunale, ha infatti licenziato il documento previsionale 2015 e il bilancio pluriennale 2015-2017, con la relazione previsionale e programmatica 2015-2017. Non solo: egli ha adottato anche una seconda delibera riguardante la gestione della piscina comunale, decidendo per l’esternalizzazione del servizio, approvando uno studio di fattibilità e la formulazione degli indirizzi per la gara.

Ma torniamo subito al bilancio sul quale, come si ricorderà, era caduta l’amministrazione di centrosinistra guidata dal sindaco Luigi Brasiello. Sul punto, da fedelissimi e dissidenti è stato detto e scritto tutto e il contrario di tutto. Ma attenzione: perché il prefetto di origini calabresi non ha approvato un bilancio identico a quello portato nell’aula consiliare di Palazzo San Francesco lo scorso 11 settembre. Tutt’altro.

Saladino, infatti, insediatosi lo scorso 22 settembre, ha dovuto aspettare più di un mese per poter procedere al primo atto fondamentale del suo mandato. Il motivo, come egli stesso aveva dichiarato in un’intervista congiunta (leggi qui l’articolo) lo scorso 21 ottobre, derivava dal fatto che la struttura tecnica comunale non aveva sottoposto alla sua attenzione il carteggio necessario a varare il bilancio, nonostante i ripetuti solleciti.

Oggi, tuttavia, ‘Isernianews’ è in grado di svelare un retroscena clamoroso sul ritardo accumulato. Aprendo la strada a una serie di interrogativi di natura sia politica che tecnica che meriterebbero una risposta seria e puntuale, da parte dei protagonisti di questa vicenda.

Lo scorso 29 settembre, 18 giorni dopo lo scioglimento del Consiglio comunale, il dirigente del II Settore Ragioneria e Finanze a Palazzo San Francesco, Antonello Incani, invia una lettera ai Settori I, II, IV e V (protocollo 30787 del Comune di Isernia) e, per conoscenza, anche al commissario prefettizio Saladino e al segretario generale Franca Colella. Nella missiva, che ‘Isernianews’ ha potuto visionare, Incani chiede una serie di proposte di bilancio da sottoporre al commissario.

Di che si tratta? Il dirigente scrive di proposte “aggiornate rispetto a quelle già comunicate in precedenza, anche perché queste ultime sono state formulate a suo tempo non in aderenza con le disposizioni del nuovo ordinamento contabile degli Enti Locali (Decreto legislativo 118/2011)”. Di preciso, Incani chiede “tutti i costi contrattualizzati e le spese fisse ex lege (importi, scadenze e relativi atti ovvero contratti giustificativi della spesa) nonché i cronoprogrammi delle opere pubbliche avviate o da avviare”.

Almeno quattro, si legge ancora nella lettera, le fondamentali esigenze contabili che l’Ufficio Ragioneria e Finanze, con le integrazioni richieste, mira a soddisfare. Vediamole integralmente: in primis, “iscrivere in bilancio spese certe e attendibili per garantire non solo la copertura integrale delle spese obbligatorie, già contrattualizzate, ma garantire bilanci sostenibili nel lungo periodo”. In secondo luogo, “contabilizzare, con l’approvazione del bilancio, gli impegni di spesa ex art. 183 comma 2 del Decreto legislativo267/2000 (impegni cosiddetti automatici)”. Terzo: “Redigere, avendo ricevuto i dati relativi agli importi e alle scadenze degli incassi e dei pagamenti di competenza di ciascun settore dell’ente, il piano dei pagamenti previsto dalla legge 102/2009, anche ai fini di quanto previsto dall’art. 183 comma 8 del medesimo Decreto legislativo 267/2000”. Da ultimo, “porre in essere pagamenti nel rispetto dei vincoli imposti dal patto di stabilità”.

Incani, inoltre, chiede di trasmettere una “ricognizione aggiornata di situazioni che richiedano l’avvio di un procedimento di formale riconoscimento di legittimità del debito ex art. 194 del Decreto legislativo267/2000 con evidenziazione dei requisiti di riconoscimento del debito, della natura e della dimensione finanziaria dello stesso con indicazione del competente Servizio di bilancio ex Decreto del presidente della Repubblica 194/1996”.

La missiva si conclude con la richiesta  di inviare quanto necessario entro e non oltre l’8 ottobre, segnalando che i dati trasmessi fuori tempo massimo non sarebbero stati presi in considerazione.

Ora, tecnicismi a parte, occorre fare una serie di considerazioni. Premesso che il termine dell’8 ottobre è stato probabilmente sforato, altrimenti non si spiegherebbe come mai il commissario Saladino non avesse ricevuto lo schema di bilancio almeno fino al 21 ottobre scorso, sulla lettera di Incani si apre uno scenario totalmente nuovo, in tema contabile.

Punto uno: come mai il dirigente chiede l’aggiornamento delle proposte di bilancio solo ad amministrazione già caduta? Egli scrive che le precedenti sono state formulate, a suo tempo, “non in aderenza con le disposizioni del nuovo ordinamento contabile degli Enti Locali”, facendo tuttavia riferimento a una norma del 2011. Successivamente rincara la dose, parlando dell’esigenza di “iscrivere in bilancio spese certe e attendibili per garantire non solo la copertura integrale delle spese obbligatorie, già contrattualizzate, ma garantire bilanci sostenibili nel lungo periodo”.  Ma allora il bilancio presentato in Consiglio comunale nella doppia, drammatica seduta del 9 e 11 settembre, culminato con la caduta di Brasiello, cosa prevedeva? Come mai tutti gli aggiustamenti  e le integrazioni richiesti da Incani non sono stati fatti già a settembre?

Le proposte di allora come facevano a non essere in aderenza con la contabilità degli enti locali? Le spese previste in prima battuta come potevano non essere certe e attendibili? Cosa si voleva far votare ai consiglieri comunali? Avevano forse ragione i sette dissidenti e il centrodestra, in blocco, a sostenere che il bilancio era stato praticamente tenuto celato fino a pochissimi giorni prima del 9 settembre, non dando così il tempo necessario di guardare la carte alla maggioranza dei componenti dell’assise? Era o no un ‘bilancio pro veritate’, come sbandierato praticamente ovunque dalla vecchia amministrazione dopo essere stata mandata a casa? Come faceva il dirigente a non disporre, meno di 20 giorni prima dalla sua lettera, di un cronopogramma delle opere pubbliche avviate o in corso di avviamento? Il piano dei pagamenti di cui alla legge 102/2009 nel bilancio del 9 settembre era già stato redatto o meno? E ancora:se quelli richiesti dal dirigente, cosa che da una mera lettura non pare, fossero solo semplici emendamenti, perché non far approvare prima il bilancio al commissario e poi, in un secondo momento, le variazioni allo stesso con i poteri del Consiglio comunale?

Il commissario Saladino, come detto, ha certamente approvato un bilancio diverso dall’originale. Perché? Qualcuno dovrebbe fare chiarezza. Per rispetto dell’intelligenza dei cittadini.

Pba

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