HomeSenza categoriaSanità, Cattolica e Fondazione smentiscono l’accordo: “Regionalizzazione della governance mai discussa”

Sanità, Cattolica e Fondazione smentiscono l’accordo: “Regionalizzazione della governance mai discussa”

CAMPOBASSO. Integrazione Cardarelli-Cattolica, la Fondazione Giovanni Paolo II e l’Università Cattolica smentiscono di aver avallato l’ipotesi della regionalizzazione della governance indicata dal presidente della Regione Paolo Di Laura Frattura e dai parlamentari del Pd Roberto Ruta e Danilo Leva. Primo punto dell’accordo di revisione dei piani operativi nati dall’accordo Frattura-Ruta-Leva.

“L’ipotesi, rappresentata in modo irrituale e in sede non istituzionale – hanno dichiarato il rettore della Cattolica Franco Anelli e il presidente della Fondazione Maurizio Guizzardi – di un mutamento della governance della Fondazione Giovanni Paolo II non è mai stata sottoposta agli organi della Fondazione stessa e dell’ateneo. E appare tecnicamente impraticabile e comunque inaccettabile da parte dell’ateneo, che ritiene qualsiasi forma di cogestione del Centro Giovanni Paolo II non compatibile con le finalità istituzionali e i riferimenti etici e morali del Centro stesso“.

I vertici di Cattolica e Fondazione smentiscono dunque di aver dato il loro avallo alla revisione della governance. Lo fanno con un documento reso pubblico al termine della riunione di oggi del Consiglio di amministrazione della Fondazione Giovanni Paolo II, che ha verificato lo stato di attuazione del piano industriale della Fondazione approvato il 17 dicembre 2015, nel quadro degli accordi sottoscritti con la Regione Molise al Ministero della Salute, formalizzati con una nota della Direzione generale per la Salute del 15 ottobre 2015, riscontrata dal Presidente della Fondazione con una lettera del 20 ottobre 2015. Accordo che riguardava funzioni ospedaliere assegnate alla Fondazione e i budget relativi per l’anno 2016.

“La Fondazione – hanno precisato Anelli e Guizzardi – conferma le determinazioni già assunte e ribadisce con convinzione il proprio impegno a proseguire nel programma di rilancio delle attività assistenziali e degli investimenti, reso possibile anche dalle condizioni di sostanziale equilibrio economico raggiunte grazie alla dedizione del personale e agli importanti sforzi compiuti negli anni recenti dalla Fondazione e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il tutto – hanno aggiunto rettore e presidente – allo scopo di dare continuità, con il contributo scientifico dell’ateneo, ad una tradizione di servizio ai cittadini che, dal Molise e da altre Regioni, sempre più numerosi si rivolgono all’ospedale, ai quali si vuole continuare a garantire le prestazioni sanitarie di alta specializzazione, essenziali per la realtà locale, e la particolare attenzione alla persona che contraddistinguono la missione della Fondazione e dell’Ateneo che l’ha costituita”.

Quanto all’integrazione la disponibilità c’è. “La Fondazione e l’Università Cattolica – si precisa – confermano la volontà di concorrere, collaborando con lealtà e disponibilità con le istituzioni locali, alla realizzazione di un sistema integrato e coerente, che offra a tutti i cittadini, con l’accessibilità che è propria del servizio sanitario pubblico, cure scientificamente avanzate e servizi efficienti. La programmazione in atto da parte della Fondazione – chiariscono ancora – si fonda sugli accordi raggiunti con l’autorevole intervento del Ministero della Salute e ne presuppone il rispetto da parte di entrambi i soggetti interessati. Qualora, viceversa, l’assetto concordemente prefigurato venisse unilateralmente modificato, ne risulterebbe pregiudicato l’equilibrio economico faticosamente raggiunto dalla Fondazione e i piani di sviluppo della sua attività verrebbero messi drasticamente in discussione“.

Parole dure. Ma ancora più dure le precisazioni successive fatte dai vertici di Cattolica e Fondazione dopo la riunione del Cda. “Se, al di là di esteriori dichiarazioni di ricerca di integrazione – hanno dichiarato Anelli e Guizzardi – esiste una volontà politica di contrastare lo sviluppo, fino a far cessare l’esperienza dell’istituzione no profit che rappresentiamo (e che ha fin qui sostenuto enormi oneri economici per la sua presenza a Campobasso), tale volontà deve essere espressa con chiarezza ed esposta al giudizio dell’opinione pubblica senza ambiguità, spiegando ai cittadini e forse anche alle coscienze di coloro che si rendono autori di un tale disegno, quali sarebbero le conseguenze sui livelli di tutela dalla salute. Ad oggi – è la conclusione – non è stata sottoposta né alla Fondazione né all’Ateneo alcuna precisa e delineata ipotesi di assetti alternativi a quello consacrato dai sopra citati documenti, che è l’unico progetto noto alla Fondazione e all’Ateneo, e che la Fondazione si sta impegnando per attuare. L’Ateneo e la Fondazione reputano loro dovere, per rispetto istituzionale, esaminare eventuali ulteriori proposte ad essi rivolte dalle autorità regionali, a condizione che queste siano formalizzate in modo appropriato, previa accurata verifica della fattibilità tecnica, economica e giuridica. Allo stato nulla in tal senso è stato presentato”.

Sulla nota della Cattolica è intervenuto anche il senatore Ulisse Di Giacomo, che da tempo sostiene che gli accordi sulla sanità del trio Ruta, Leva e Frattura siano praticamente acuqa fresca. “Ribadisco quanto da me affermato: questi non sono solo irresponsabili – ha dichiarato il parlamentare del Nuovo Centrodestra in una nota – ma sono anche pericolosi per l’interesse comune. Adesso aspettiamo di sapere, con la mia interrogazione, se anche funzionari ministeriali si siano prestati a questa sceneggiata sulla pelle dei molisani. Inoltre, visto che Frattura continua a muoversi fuori dai percorsi istituzionali facendo finta di incontrare movimenti, associazioni, forum e ordini dei medici alla presenza di un parlamentare del Pd che non riveste nessun ruolo riferibile al problema dei piani operativi sanitari, chiedo – conclude Di Giacomo – se in questo comportamento non sia ravvisabile un abuso”.

C.S.

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