HomeNotizieCRONACAMaxi truffa all’Ittierre, tre condanne e tre assoluzioni

Maxi truffa all’Ittierre, tre condanne e tre assoluzioni

Sentenza salomonica del tribunale di Isernia nel processo sulle presunte fatture false per 10 milioni di euro emesse da quattro società, di cui una avente sede a Isernia. I condannati dovranno risarcire le parti civili – i commissari straordinari nominati dal governo – in separata sede


ISERNIA. Tre condanne e tre assoluzioni. Questa la sentenza emessa poco prima delle 15 dal tribunale di Isernia nell’ambito del processo per la presunta maxi truffa da 10 milioni di euro ai danni dell’Ittierre, consumatasi nel periodo di transizione tra l’imprenditore Tonino Perna e la gestione commissariale. Sette gli imputati per truffa aggravata in concorso: un ex dipendente, un consulente e cinque tra fasonisti e produttori esterni, uno dei quali a giudizio in un’altra regione.

gaetano fraracciIl collegio giudicante presieduto dal dottor Antonio Ruscito, con Vera Iaselli e Paola Ginesi a latere, ha pronunciato il verdetto dopo una camera di consiglio durata circa tre ore. Nel dettaglio: una condanna a 2 anni con pena sospesa (Massimo Pinelli); una a 1 anno e 2 mesi (Francesco Pierelli); una a 9 mesi con pena sospesa e non menzione (Maria Valerio); tre, infine, le assoluzioni per Carlo Manuppella, Roberto Pinelli e Ascanio Ferrara (il principale imputato, assistito dagli avvocati Pierluca Monaco e Gaetano Fraracci, nella foto).

I condannati dovranno anche pagare le spese processuali e legali, oltre a risarcire i danni alla parte civile – la gestione commissariale targata Stanislao Chimenti, Andrea Ciccoli e Roberto Spada, assistiti dagli avvocati del Foro di Campobasso Arturo Messere e Maria Siravo – da liquidare in separata sede.

Il procedimento è partito a seguito di una denuncia dell’ormai ex patron Antonio Bianchi, che si accorse della truffa. I commissari avevano chiesto 10 milioni di euro di danni: quello sparito nell’ambito del presunto mega raggiro era infatti denaro pubblico, sottratto allo Stato.

Secondo il sostituto procuratore Federico Scioli, gli imputati – due dei quali assistiti dagli avvocati isernini Fabio Miliano e Francesco D’Orsi, un altro da Carmine Biasiello di Venafro – avrebbero attestato la bontà di una serie di fatture false emesse da quattro società operanti nella produzione di abbigliamento, che percepivano introiti per prestazioni o cessioni mai effettuate all’azienda tessile di Pettoranello. Grazie alla connivenza di due collaboratori infedeli, tali società – una di Isernia, una di Perugia, due di Modena – avrebbero emesso, nel periodo compreso tra il 2009 e il 2010, fatture false per un importo di oltre dieci milioni di euro.

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