L’episodio nella casa circondariale di via Cavour finisce in diretta su ‘Chi l’ha visto?’: la moglie di uno dei reclusi telefona alla Sciarelli. La direttrice della struttura a colloquio con i ribelli


di Pasquale Bartolomeo

CAMPOBASSO. Una rivolta è in corso nel carcere di Campobasso dove oltre 25 detenuti, secondo le prime informazioni, si sono barricati al secondo piano della casa circondariale. Per dare forza alla protesta hanno dato fuoco ad alcune suppellettili e rotto alcune finestre. Sul luogo si è già recato il Procuratore capo di Campobasso, Nicola D’Angelo, oltre a polizia, carabinieri, guarda di Finanza, vigili del fuoco e ambulanze del 118.

La notizia, clamorosa vista anche la contemporanea presenza del ministro della Difesa Elisabetta Trenta in città per motivi di campagna elettorale, è stata letta in diretta anche da Federica Sciarelli nel corso della trasmissione Rai ‘Chi l’ha visto?’. La giornalista ha riferito di essere stata contattata telefonicamente dalla moglie di uno dei detenuti asserragliati in carcere. La donna avrebbe riferito di una stretta sui benefici, come le telefonate a casa, senza tuttavia poter essere certa che il marito sia uno dei protagonisti della rivolta. Da parte sua, un appello alla calma per il bene di tutti, detenuti e famiglie all’esterno.

Ignoti ancora, dunque, i motivi precisi della sommossa. La direttrice della struttura, Irma Civitareale, ha fatto immediato ritorno da Cassino per incontrare i reclusi. La struttura carceraria, com’è noto, presenta notevoli problemi di sovraffollamento, come denunciato anche nell’ultimo rapporto Antigone, oltre a essere ubicata in centro città, a pochi passi dalla stazione ferroviaria. Più volte, inoltre, le cronache hanno riferito di episodi di aggressione ai danni di agenti di polizia penitenziaria.

A metà gennaio scorso, il Garante regionale dei diritti della persona e dei detenuti, Leontina Lanciano, e il vice presidente del Consiglio regionale, Gianluca Cefaratti, erano stati in visita alla Casa di reclusione di Campobasso e avevano incontro alcuni detenuti che avevano reso pubblico un documento nel quale comunicavano di aver cominciato da alcuni giorni lo sciopero della fame e le motivazioni alla base della protesta. In 86 avevano presentato una richiesta di verifica in merito alla concessione dei permessi premio previsti dall’ordinamento penitenziario. Immediata era arrivata la smentita del presidente del Tribunale di Sorveglianza, Giuseppe Mastropasqua, che specificava come nessuna forma di protesta delle persone recluse risultasse in atto per la concessione dei permessi premio, aggiungendo che dal primo ottobre 2018 ad oggi erano stati concessi 30 permessi premio e 8 di necessità e che il permesso premio non è oggetto di diritto soggettivo dei detenuti perché la sua concessione è subordinata a due presupposti: l’ammissibilità e la meritevolezza”.

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