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Campobasso, che dilemma: Liberanome a rischio seggio. Pd in ordine sparso, appelli singoli a votare Gravina

Qui centrosinistra

Il dato singolo del Partito Democratico non è di quelli da buttare, soprattutto nella sua lettura storica e cronologica. Ma, complessivamente, come è evidente da voti e percentuali il centrosinistra esce con le ossa rotte dalla tornata elettorale.

Il sindaco uscente Antonio Battista non arriva al ballottaggio e con la consueta signorilità ammette la sconfitta (“qualcosa non è stato percepito di quanto fatto in questi 5 anni”, ha detto nel corso della conferenza stampa di lunedì sera) , ringrazia tutti (competitor, candidati ed elettori), esce di scena senza clamori urlati come nel suo stile.

Ma, fra le righe, si lascia andare ad una riflessione amara: ammette che dal partito, almeno fino a lunedì sera quando era chiaro che non sarebbe stato della partita, non si è fatto vivo nessuno.

Ritorna lo spettro di un partito che non parla, non dialoga, non si confronta, non analizza vittorie e sconfitte, non si apre al dibattito interno.

E’ troppo presto, sono passati solo due giorni, si dirà. Ma al momento non si registra alcuna posizione ufficiale, nessun commento dagli organismi del partito, nessun ‘mea culpa’ né alcuna lettura diversa che potrebbe anche sfuggire all’elettore.

Il silenzio è d’oro? In un partito che ha rinnovato i suoi vertici da due mesi e mezzo quasi, che alle Europee ha perso quasi ovunque, che non è in grado di sostenere fortemente e con una presenza massiccia sul territorio il candidato sindaco del comune capoluogo forse sarebbe il caso, più che di parlare di silenzio, di rimarcare l’assenza.

Al momento non è dato sapere se gli organismi siano stati convocati per affrontare anche il tema ballottaggio: ove mai vincesse il centrodestra, il centrosinistra avrebbe un seggio in più in Consiglio comunale. Certo, dall’altra parte della barricata ma almeno con una possibilità di essere forza di opposizione. Cosa fare, scegliere il male minore? Il tema non è affrontato ancora nelle sedi opportune ma sui social ha scatenato già prese di posizioni, dichiarazioni di voto, commenti caustici.

Consiglieri uscenti del Pd che dichiarano apertamente di votare Movimento 5 Stelle ma moltissime anche le voci di dissenso che si alzano dal centrosinistra.

Votare 5 Stelle è come votare Lega, l’uno avalla l’altro. Quindi tanto vale restare a casa e dimostrare, non votando, di non essere rappresentati né dall’uno né dall’altra. Succeda quel che succeda.

Di certo, lasciare anche questa volta l’elettorato, che stoicamente resiste e vota convintamente il centrosinistra, in balia degli umori e dei malumori personali , per il Partito Democratico significherebbe perdere. Un’altra volta.

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redazione

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