L’idea lanciata in una conferenza stampa, in cui è stato illustrato tutto l’iter della procedura. La contestazione contro la carenza dei servizi essenziali, a partire dalla sanità


CAMPOBASSO. Ottenere l’annessione dei comuni del Basso Molise all’Abruzzo, questa l’idea del Comitato San Timoteo, che ha chiesto di avviare la procedura prevista dall’articolo 132, comma 2, della Costituzione.

“Escludiamo la rassegnazione – ha detto il presidente Nicola Felice in una conferenza stampa oggi a Termoli – lo facciamo per il crescere delle criticità, per il ruolo che Termoli e il basso Molise da troppi anni non rivestono più, per gli insufficienti investimenti in settori importanti per garantire servizi essenziali ai cittadini (in primis la sanità), vitali per l’economia”.

L’iter che sarà seguito è quello di una raccolta di firme dei cittadini, per chiedere ai rispettivi Consigli comunali di residenza, la delibera di richiesta del referendum popolare, per il distacco dalla Regione Molise e l’aggregazione alla Regione Abruzzo, da depositarsi poi presso la cancelleria della Corte di Cassazione. Accertata la legittimità della richiesta, il referendum dovrebbe essere indetto con decreto del Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei Ministri.

Il referendum sarà approvato se a votare sì sarà la maggioranza degli elettori iscritti nelle liste elettorali dei comuni interessati. In questo caso toccherebbe ai comuni, con delibera consiliare, chiedere con unica istanza al Parlamento l’approvazione della legge per l’aggregazione dei comuni interessati all’Abruzzo, previo parere favorevole delle due regioni.

Una proposta, è stato rimarcato in conferenza stampa, alternativa al progetto delle macroregioni, che richiede invece una legge Costituzionale, ben più difficile da realizzare.

“Chi, a partire dalla classe dirigente e politica, giudica questa idea eccessiva, inutile e dannosa – ha aggiunto Felice – probabilmente hanno l’unico timore di perdere i privilegi personali acquisiti nel corso degli anni, a discapito del supremo interesse generale. Se così non è – ha concluso – questa classe dirigente, in attesa delle macroregioni potrebbe dare attuazione a quanto consentito dalla Costituzione, che con la riforma del 2001 prevede la costituzione della Federazione di regioni, che rimarrebbero autonome, decidendo di fare insieme la programmazione di alcuni settori e servizi importanti: sanità, trasporti, infrastrutture, turismo, fonti energetiche”.

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