Al Santissimo Rosario problemi per la celere funzionalità del 118: i dubbi degli operatori sul progetto dell’Asrem, che non sarebbe del tutto coerente con le necessità della struttura. GUARDA LA FOTOGALLERY


VENAFRO. È notizia di queste ore che la struttura ospedaliera di Venafro sia in corso di riconversione, sia come polo d’assistenza per i pazienti positivi asintomatici – finora, i primi sono stati gli anziani provenienti dalle case di riposo di Cercemaggiore e Agnone – sia come punto di ricezione dei pazienti con sintomi che devono essere sottoposti a tampone. Ma nonostante le dichiarazioni del direttore generale Asrem Oreste Florenzano a riguardo, voci interne sembrano suggerire un progetto meno strutturato del previsto. Dubbi che, anche alla luce della faccenda dei pasti abbandonati sul davanzale della finestra sui quali l’Asrem ha avviato un’indagine interna su sollecito del governatore Donato Toma, potrebbero essere più che fondati.

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Secondo operatori del SS. Rosario, infatti – che preferiscono rimanere anonimi – non ci sarebbero le condizioni per la coesistenza dei pazienti Covid-19 e di quelli del presidio 118, dove nonostante la pandemia si continuano a visitare, benché sulle ambulanze, pazienti che rientrano nella cosiddetta normale amministrazione. Trattandosi di un ex Pronto soccorso, infatti, in molti continuano a recarsi lì, soprattutto chi – transitando sulla Statale – vi si trova di passaggio. Le ambulanze vengono utilizzate anche per il trasporto dei pazienti Covid, anche se poi sono opportunamente sottoposte a sanificazione. Il flusso ordinario, secondo le voci interne, verrebbe compromesso dalla nuova predisposizione dei percorsi.

I pazienti Covid, in questo scenario, verrebbero assistiti da 2 medici alloggiati accanto alla cosiddetta ‘stanza calda’, ovvero quella protetta dalla parete mobile che consente l’ingresso delle autoambulanze in un ambiente protetto per medici e pazienti. Questi medici, che dovrebbero solo “ricevere le telefonate”, in realtà dovranno poi anche effettuare assistenza domiciliare ai pazienti Covid. Gli ingressi sono molto vicini, alcuni locali sono addirittura comunicanti: evitare promiscuità con agenti patogeni per il normale flusso del 118 diventerebbe così molto difficile.

Ma non è tutto. Soccorritori e infermieri, sempre secondo fonti interne, dovrebbero infatti essere spostati in un’altra stanza, nei pressi dei locali della cucina, lontana da quella del 118. “In una situazione di ordinaria emergenza – spiega chi ha segnalato il disagio – come un infarto, o un trauma da incidente, cioè interventi generali dove però il fattore tempo è fondamentale, verrebbe richiesto non solo ai medici di intervenire in un ambiente a rischio contaminazione, ma anche a soccorritori e infermieri di attrezzarsi con i necessari dispositivi di protezione, operazione meticolosa che richiede tempo prezioso”. A danno dei possibili pazienti che richiedono assistenza immediata.

Le notizie si susseguono veloci, e ancora non c’è una situazione da considerarsi stabile e definitiva. Certo è che bisogna augurarsi, al netto dei necessari assestamenti, la migliore assistenza possibile sia per i malati Covid-19 che per l’ordinaria utenza del presidio ospedaliero.

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