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Coronavirus, poche concessioni nella ‘fase 2’: ecco il report degli esperti che ha frenato la ripartenza

Ripresa per “passi progressivi”. Il comitato tecnico-scientifico ha, infatti, elaborato e consegnato al Governo il documento che presenta “la valutazione dei rischi di diffusione epidemica per la malattia COVID-19 associata a diversi scenari di rilascio del lockdown introdotto l’11 marzo sul territorio nazionale”


Il parere del Comitato tecnico-scientifico, guidato dal professor Silvio Brusaferro, è stato determinante nelle decisioni del Governo sull’organizzazione della fine del lockdown e quindi della ‘fase 2’ dell’emergenza sanitaria. E ha convinto il premier Giuseppe Conte e i ‘suoi’ ad adottare misure ispirate alla massima cautela, onde evitare una nuova impennata di contagi.

Spunta così la relazione di 22 pagine che presenta “la valutazione dei rischi di diffusione epidemica per la malattia COVID-19 associata a diversi scenari di rilascio del lockdown introdotto l’11 marzo sul territorio nazionale“.

Un documento nel quale, con l’ausilio di grafici frutto di calcoli statistici, vengono appunto simulati e dunque illustrati i vari scenari relativi alla diffusione del coronavirus in caso di riaperture, divise per settore. E la conclusione cui sono giunti gli esperti è quella di adottare un approccio alla ripresa per passi progressivi.

Partendo dal presupposto che “lo spazio di manovra non è molto”, gli scienziati scrivono nelle raccomandazioni: “Gli scenari compatibili con il mantenere R0 (il numero di persone contagiate da un singolo infetto, ndr) sotto la soglia di 1 sono quelli che considerano la riapertura dei settori ATECO legati a edilizia, manifattura e commercio correlato alle precedenti attività e assumendo un’efficacia della protezione delle prime vie respiratorie nel ridurre la trasmissione di COVID-19 del 25%. Ci sono però delle incertezze sul valore dell’efficacia dell’uso di mascherine per la popolazione generale dovute a una limitata evidenza scientifica, sebbene le stesse siano ampiamente consigliate; oppure variabili non misurabili, es. il comportamento delle persone dopo la riapertura in termini di adesione alle norme sul distanziamento sociale e utilizzo delle mascherine e l’efficacia delle disposizioni per ridurre la trasmissione sul trasporto pubblico. Elementi questi che suggeriscono di adottare un approccio a passi progressivi.

Per questa ragione appare raccomandabile la sperimentazione delle misure (magari considerando una riapertura parziale delle attività lavorative, es. 50%) per un arco di tempo di almeno 14 giorni accompagnata al monitoraggio dell’impatto del rilascio del lockdown sulla trasmissibilità di SARS-CoV-2”.

LEGGI IL DOCUMENTO QUI

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