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Chiuso per Coronavirus, negozio “non deve pagare l’affitto”: la sentenza che riaccende le speranze

Accade a Venezia. Si tratta della decisione del giudice civile su un ricorso urgente presentato da un’attività di abbigliamento che si trova in un centro commerciale. Un pronunciamento che potrebbe rappresentare un importante precedente per gli imprenditori


Una sentenza che ha dell’incredibile e, soprattutto, che crea un precedente importante per tutte le attività economiche costrette alla serrata dall’emergenza sanitaria.
A darne notizia il sito web del ‘Gazzettino’ e Open, il quotidiano online fondato da Enrico Mentan. 

Il tribunale civile di Venezia ha stabilito che l’esercizio commerciale rimasto chiuso conseguentemente alle misure introdotte dal Governo per il contenimento del coronavirus “non è tenuto a pagare il canone per i mesi di chiusura”, essendo il blocco dell’attività imposto da una causa di forza maggiore e non derivante da proprie responsabilità.

La sentenza giunge al termine di un procedimento incardinato su un ricorso urgente presentato da un noto negozio di abbigliamento, per il tramite dell’avvocato Daniela Ajese.
Secondo quanto si apprende sulla vicenda, il centro commerciale Nave de Vero di Marghera avrebbe chiesto all’esercizio sito nella propria galleria il regolare pagamento del canone d’affitto relativo ai mesi di febbraio, marzo e aprile, per una somma complessiva di circa 50mila euro.

Di qui la decisione dei titolari di rivolgersi alla giustizia civile che ha accolto il ricorso, ordinando a Blo srl (società intestataria del centro commerciale) di “non incassare alcun pagamento” dalla banca che ha emesso le fidejussioni a garanzia del versamento del canone di locazione, e intimando alla banca di “sospendere o non procedere al pagamento” dei 50mila euro chiesti dal gestore del centro commerciale per l’affitto del locale dell’attività economica.

Tuttavia, – si legge su Open  – “la causa è destinata a proseguire, anche perché non sono state ascoltate le ragioni della società milanese Blo, che invece deve poter discutere le proprie ragioni nel corso dell’udienza sul caso (fissata a fine giugno)”.

 

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