HomeSenza categoriaIsernia: Pronto Soccorso e area Covid, ospedale nel caos

Isernia: Pronto Soccorso e area Covid, ospedale nel caos

Troppo lunga l’attesa dei tamponi per chi si reca al ‘Veneziale’, con il personale del reparto che gestisce le urgenze costretto a sdoppiarsi tra mille difficoltà


ISERNIA. Disagi e malfunzionamenti, presso l’ospedale di Isernia, nell’attuale fase di gestione dell’emergenza Covid. Come al solito, a far discutere è la tempistica di processazione dei tamponi, ma non solo: secondo fonti interne, in particolare presso il reparto del Pronto Soccorso, è l’intera organizzazione dell’accoglienza dei pazienti sospetti a lasciare a desiderare.

Vediamo perché. Se un utente arriva e ha necessità di essere ricoverato in un reparto per qualsiasi ragione non afferente al Covid, gli viene fatto un tampone. Nell’attesa, si viene smistati nella cosiddetta ‘area grigia’, una zona multidisciplinare allocata al secondo piano del Dea, il Dipartimento d’emergenza e accettazione, nella parte di ospedale dove si trova anche il Pronto Soccorso. Una sorta di zona cuscinetto con finalità provvisoria in fase di emergenza, con circa dodici posti letto riservati, dove i pazienti sono curati da personale infermieristico dedicato e dai medici delle varie Unità operative di competenza.

All’interno, l’utente in attesa dell’esito del tampone deve pazientare, di solito, almeno 12 ore; ma se il paziente arriva dopo le ore 20 il tampone non viene più fatto prima della mattinata successiva, prolungando di almeno altre 12 ore la permanenza in zona grigia. Quest’ultima, così facendo, spesso finisce per essere intasata, costringendo il Pronto Soccorso, una volta fatti i tamponi, a tenere presso di sé i pazienti che non presentino un quadro Covid apparente.

Diversamente, se chi arriva in ospedale ha una sintomatologia caratteristica, viene smistato nell’area Covid separata dal Pronto Soccorso, che offre cinque posti letto (tre dei quali disponibili, ad oggi). All’interno di questa sezione viene fatto un tampone rapido e, in caso di risultato positivo, si procede a fare anche un test molecolare di conferma, ma sempre entro le ore 20. Dopo, si rimane parcheggiati per almeno 12 ore: bloccando di fatto sia l’area Covid che il Pronto Soccorso. Questo perché la carenza di personale che storicamente affligge la sanità molisana fa sì che, attualmente, si debba fare ricorso a un infermiere del reparto che fala spola tra area Covid e Pronto Soccorso, con un potenziale di contaminazione comunque esistente. Tanto più se chi è in area Covid si rivelasse positivo: un rischio sia per gli altri utenti in attesa di ricovero che per il personale che deve necessariamente gravitare tra le due zone.

Tali modalità di gestione vengono contestate apertamente dagli stessi operatori ospedalieri: la soluzione dell’area Covid, a loro dire, doveva essere temporanea e aveva senso con i numeri di marzo, mentre ora gli accessi in ospedale per patologie concomitanti sono raddoppiati. Conviene allora avere ancora un filtro di questa portata, che però non risolve il problema, imbrigliando i pazienti in mancanza di uno ‘sfogo’ consequenziale? A Isernia, tra l’altro, non c’è grande disponibilità di farmaci specifici per la cura del Covid-19 e la gestione della diagnostica non dedicata non facilita certo le cose. L’area Covid, insomma, richiederebbe personale dedicato in maniera fissa, oltre a un percorso separato non soltanto da una porta, per una migliore sicurezza di tutti.

 

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