Operazione della Guardia di Finanza di Varese e Milano. Secondo gli inquirenti, gli indagati – tra cui Rino Morelli di Campobasso – appartengono a gruppi imprenditoriali che si gestiscono in regime di sostanziale monopolio l’aggiudicazione delle ingenti commesse


CAMPOBASSO. C’è anche la molisana Armafer del noto imprenditore di Campobasso Rino Morelli tra le aziende coinvolte nell’inchiesta milanese sugli appalti ferroviari e sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nei lavori sulla rete ferroviaria italiana, con 36 indagati e 15 misure cautelari.

Come si legge sulla nota della procura della Repubblica di Milano a firma del pubblico ministero Riccardo Targetti, la Direzione distrettuale antimafia della procura di Milano, “nell’ambito di complesse indagini nel settore della criminalità organizzata, ha delegato i Nuclei di polizia economico-finanziaria di Varese e Milano (con il supporto dei militari del Nucleo polizia economico-finanziaria di Verona) a eseguire un’ordinanza del giudice per le indagini preliminari di Milano, emessa nei confronti di soggetti ritenuti appartenere a un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di reati di natura fiscale e fallimentare, radicata sul territorio lombardo e operante nel settore dell’armamento e manutenzione della rete ferroviaria italiana, agevolatrice della cosca di ‘ndrangheta Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto”, in provincia di Crotone.

Le Fiamme Gialle di Varese e Milano hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare personale nei confronti di 15 soggetti (4 ai domiciliari, 11 in carcere) e un sequestro preventivo “per equivalente” su beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 6,5 milioni di euro. Le indagini di polizia giudiziaria hanno permesso di ricostruire una rete di società fittiziamente intestate a prestanomi, i quali sono risultati fiduciari dei principali indagati, destinatari del provvedimento restrittivo; tutti soggetti in rapporto di contiguità-parentela con la famiglia ndranghetista Arena-Nicoscia.

Gli indagati appartengono a gruppi imprenditoriali che, secondo quanto emerge dalle carte, “si gestiscono in regime di sostanziale monopolio l’aggiudicazione delle commesse per i lavori di armamento e manutenzione della rete ferroviaria italiana direttamente da Rfi spa, a mezzo delle loro società (appaltanti).

Tra le imprese citate anche la Armafer di Morelli per presunte fatture per operazioni inesistenti negli anni dal 2016 al 2019: il presidente della sezione Turismo di Confindustria Molise è indagato e piede libero dopo che il gip Giuseppina Barbara ha rigettato la richiesta di arresti domiciliari nei suoi confronti.

L’ipotesi degli inquirenti nei confronti degli indagati è quella di un piano di spartizione in ‘aree di competenza’ dell’intero territorio nazionale, anche attraverso contratti di subappalto. Tanto viene fuori nel capo di imputazione dell’ordinanza di 380 pagine firmata dal gip di Milano Giuseppina Barbara. Particolarmente delicata la posizione del gruppo Aloisio-Giardino con le società a loro riconducibili ma, secondo la procura, fittiziamente intestate a prestanomi; questi ultimi legati alla ‘ndrangheta da indissolubili vincoli di parentela.

Rfi, che nelle indagini compare come parte offesa, si è subito attivata nei confronti delle imprese coinvolte al fine di acquisire ogni elemento utile per valutare le più opportune iniziative nell’interesse dell’azienda. Rete ferroviaria italiana, come si apprende dalle agenzie di stampa, dichiara di aver avviato “un lavoro per rafforzare le azioni contro i tentativi di infiltrazione criminale negli appalti” e dà “la sua piena disponibilità per aprire un tavolo con gli organi competenti e contribuire a trovare ulteriori soluzioni, ancora più efficienti e tempestive”.

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