HomeEVIDENZAMafie attirate in Molise dagli indotti del Pnrr: l'allarme all'inaugurazione dell'anno giudiziario

Mafie attirate in Molise dagli indotti del Pnrr: l’allarme all’inaugurazione dell’anno giudiziario

La cerimonia questa mattina presso la Corte d’appello di Campobasso: per il procuratore Pinelli le incursioni sono riconducibili spesso a traffici di droga, riciclaggio, stoccaggio di rifiuti o alla necessità di garantire un rifugio a latitanti


CAMPOBASSO. Le organizzazioni criminali potrebbero essere allettate a “sconfinare” in Molise dagli indotti generati dal Pnrr. Un rischio concreto evidenziato questa mattina, come riporta Ansa, durante la cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario in Corte d’Appello a Campobasso. Il procuratore Mario Pinelli nella sua relazione ha evidenziato che “il relativamente basso numero di fascicoli iscritti alla Dda non deve interpretarsi come dimostrativo dell’assenza di mafie in Molise. Seppure in assenza di uno stabile radicamento su questo territorio – ha aggiunto – cellule di criminalità organizzata sconfinano con non episodiche incursioni, muovendo sia dalla Campania che dalla provincia di Foggia”. Si tratta di incursioni riconducibili spesso a traffici di droga, riciclaggio, stoccaggio di rifiuti o alla necessità di garantire un rifugio a latitanti. Pinelli ha lanciato un allarme: “La Guardia di Finanza si sofferma sul fatto che lo sconfinamento della criminalità organizzata in Molise allo stato possa trovare un più che plausibile accreditamento in ragione degli allettanti indotti generati dal Pnrr, tali da suscitare forti appetiti, innanzi tutto per le mafie”.

Dalla fotografia sui reati in Molise emersa in mattinata, sono i aumento i furti nelle case e gli scippi, così come crescono le truffe legate al reddito di cittadinanza. Salgono anche i reati informatici e i casi di stalking. Diminuiscono invece gli omicidi colposi dovuti a infortuni sul lavoro, mentre restano stabili i casi di reati contro la pubblica amministrazione, gli omicidi stradali, i reati sessuali e quelli in materia di droga, le rapine, le truffe e i casi di estorsione. Per quanto riguarda i reati contro la pubblica amministrazione, “i casi più ricorrenti sono quelli di abuso d’ufficio che tuttavia – ha evidenziato ancora Pinelli – sono anche quelli che però poi difficilmente si traducono in condanne definitive, tenuto conto dell’estrema difficoltà di poter efficacemente riscontrare l’illecito con riferimento a tutti gli stringenti elementi costitutivi del reato”. Tra i dati di rilievo ci sono il raddoppio dei casi di furto in appartamento nel circondario di Campobasso e, nella stessa area, anche il raddoppio dei casi di truffe legate al reddito di cittadinanza.

Il procuratore Pinelli ha poi sottolineato come in Molise ci sia una “spregiudicata ricerca di audience da parte di una consistente fetta di professionisti dell’informazione” quando si tratta di temi giudiziari. Ha poi sottolineato che “cercare di trovare un punto di equilibrio tra riserbo investigativo e dovere di informazione, affinché l’opinione pubblica possa giustamente conoscere quello che accade in merito a eventi che spesso turbano la serena convivenza e suscitano motivato interesse, appare impresa alquanto difficoltosa, ma che tuttavia potrebbe essere sicuramente facilitata se tale materia venisse depurata, al pari di altre analoghe questioni oggi sul tappeto, come ad esempio le intercettazioni, di tutti gli aspetti patologici che purtroppo la permeano e che si appuntano innanzitutto su una esasperata e spregiudicata ricerca di audience da parte di una consistente fetta di professionisti dell’informazione, operata solleticando gli istinti più pruriginosi e meno nobili dei lettori, degli ascoltatori o di quanti si muovono sui social; e si alimenta pure in termini inarrestabili il deprecabile fenomeno dei processi celebrati negli studi televisivi o sulla rete. Permane inoltre in molti casi – ha aggiunto Pinelli – la tendenza, giustamente contrastata dalla recente riforma legislativa, della strumentale divulgazione di notizie da parte di magistrati e forze dell’ordine con lo sguardo rivolto altrove e in particolare ad auspicate, favorevoli e quanto mai discutibili ricadute sul piano della visibilità personale e della carriera”.

“L’attività giudiziaria ha visto un’adeguata ripresa nei settori civile e penale dopo il rallentamento causato dalla pandemia. Particolare attenzione nell’amministrazione della giustizia c’è stata al fine di eliminare le controversie più vetuste, di garantire rapidità ai processi relativi ai rapporti di famiglia e ai minorenni nonché ai reati di violenza di genere e in ambito familiare e a quelli che ledono, proprio ad opera di pubblici ufficiali, la correttezza della pubblica amministrazione”, ha detto invece il presidente della Corte d’Appello di Campobasso, Vincenzo Pupilella, aprendo la sua relazione alla cerimonia. Pupilella si è quindi soffermato sulle innovazione tecnologiche, accelerate proprio durante la pandemia per consentire lo svolgimento dei processi nonostante le limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria. Il presidente ha parlato di “indubbia portata innovativa” aggiungendo che “ora ci si muove nella direzione di un’implementazione di quanto di positivo si è sperimentato proprio nel periodo della pandemia”.

Nella relazione è stato evidenziato l’ormai cronico problema della carenza di personale: “In Molise e soprattutto per il Tribunale di Campobasso – ha detto Pupilella – la pianta organica dei magistrati si è rivelata ancora una volta non pienamente adeguata ad affrontare in modo ottimale i numerosi compiti dell’amministrazione della giustizia. Per consentire un rilevante abbattimento dell’arretrato è assolutamente necessaria una rapida copertura da parte del Csm dei posti vacanti”. Lo stesso problema riguarda il personale e i dirigenti amministrativi. “Ciò determina – ha sottolineato il presidente della Corte – che il capo dell’ufficio deve continuamente occuparsi, prima ancora che della sua attività propriamente giurisdizionale, dei gravosi compiti di gestione delle strutture, delle risorse materiali e soprattutto del personale amministrativo. E’ dunque necessario – ha concluso – che il Ministero della Giustizia provveda sollecitamente alla nomina di tali dirigenti amministrativi”.

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