Civetta non sostenuto da tutta la coalizione: dubbi sugli amministratori di area matesina. Nel capoluogo pentro si vota il prossimo 19 novembre: la sfida Ricci-Saia si preannuncia combattuta


di Giuliano Vacca

CAMPOBASSO. Il post le elezioni, per chi è stato battuto, è dedicato alla raccolta dei cocci e non è un caso che nel centrodestra, all’indomani della sconfitta alle elezioni provinciali di Campobasso, sia partito un confronto interno.

Dai pronostici iniziali, Orazio Civetta, sindaco di Ripabottoni e vice-presidente reggente nell’amministrazione uscente, sembrava essere il candidato favorito. Alla luce del trionfo alle regionali, era pacifico pensare che anche in questa circostanza il centrodestra avrebbe mostrato i muscoli e inanellato un secondo successo, consecutivo alle provinciali dopo quello firmato da Francesco Roberti nel 2019, con oltre il 65%.

Ma se è certo che Roberti, oggi governatore, abbia lavorato per quello che per anni è stato il suo numero 2 a Palazzo Magno, non è altrettanto certo che tutto il resto del centrodestra abbia sfoderato una compattezza granitica. Anzi, stando alle voci che corrono tra gli addetti ai lavori, parrebbe che molti amministratori di centrodestra di area matesina non solo abbiano voltato le spalle a Civetta, ma abbiano addirittura votato per Pino Puchetti, neo eletto al vertice di Palazzo Magno.

Più sindaci di quella zona ambivano a correre per la fascia blu, ritenendo questo il modo più adatto per ripristinare gli equilibri dopo l’elezione di un governatore termolese. Ma le loro ambizioni sarebbero state stroncate sul nascere dal senatore Claudio Lotito, king maker della partita, che avrebbe puntato su Civetta in quanto uomo di Forza Italia, vicino a lui e al consigliere regionale Nicola Cavaliere. Dunque, una sorta di ‘ritorsione’, quella consumatasi domenica scorsa. E, per i bene informati, non sarebbe neanche troppo difficile scovare i ‘franchi tiratori’.

Più inverosimile, ma da non scartare (perché in politica le sorprese sono sempre dietro l’angolo, ndr), l’ipotesi per cui dietro questa mossa possa esserci stato il benestare di qualche dirigente del centrosinistra o addirittura la regia occulta di qualche consigliere della maggioranza che oggi sostiene di Roberti.

Ma ormai il dato è tratto. E non resta che guardare al prossimo appuntamento ‘utile’, ossia alle elezioni del presidente della Provincia di Isernia, fissate al 19 novembre prossimo, onde evitare colpi di scena…da una parte e dall’altra. Quel giorno a contendersi il ruolo saranno il sindaco di Venafro Alfredo Ricci e il primo cittadino di Agnone Daniele Saia. Per quel che riguarda il primo la sua ricandidatura è stata frutto di un automatismo: è l’uscente; poi, se la casella di Campobasso è andata a Forza Italia, quella di Isernia non poteva non andare a Fratelli d’Italia. Mutatis mutandis, una scelta non troppo dialogata, e per questo non troppo diversa da quella di Campobasso. Ricci, dal canto suo, è l’unico sindaco di centrodestra a guidare un grande Comune e, in una elezione di secondo livello e a voto ponderato, come le provinciali, il voto di un amministratore di un centro popolato vale di più.

Eppure, nonostante non sia l’attuale presidente e nonostante la provincia pentra sia notoriamente pendente a destra, a partire avvantaggiato sarebbe Saia. Questi potrebbe contare sulle maggioranze di due Comuni principali, Isernia e Agnone stessa e sulla pubblicità garantita dalla candidatura dell’Atene del Sannio a capitale della Cultura. Parimenti a questo, non è da escludere che qualche amministratore altomolisano, pur essendo di centrodestra, possa non seguire l’indicazione della propria coalizione e fare un ragionamento di affinità territoriale. Dunque, la partita è aperta e le coalizioni sono ‘alla conta’: vietato perdere pezzi!