Lo spartiacque scudetto se lo aggiudica l’Inter che, tra le mura di San Siro, batte di misura la Juventus


di Matteo Mongiello

ROMA. Lo spartiacque scudetto se lo aggiudica l’Inter che, tra le mura di San Siro, batte di misura la Juventus grazie ad un autorete di Gatti e scappa a più quattro dai bianconeri con una partita da recuperare, permettendo così al Milan – corsaro a Frosinone- di accorciare la distanza dal secondo posto a sole quattro lunghezze.

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IL DODICESIMO TITOLARE. Togliere il posto da titolare ad Olivier Giroud è un impresa riuscita in pochi in carriera -soprattutto considerando l’ennesima stagione ‘monstre’ dell’evergreen francese da undici gol e condita con otto assist- ma Luka Jovic sta creando grandissimi grattacapi a Stefano Pioli e, con l’ennesima rete decisiva allo Stirpe sabato pomeriggio, si candida al ruolo di protagonista della seconda parte di stagione, visti i numerosi impegni.

Arrivato in sordina e ampiamente criticato dopo un inizio tutt’altro che da ricordare, il serbo non ha più fallito nessuna occasione concessa da Pioli, finendo nel tabellino ben cinque volte in campionato – con solo alcune manciate di minuti a disposizione- e regalando le vittorie in extremis su Udinese e Frosinone che permettono al Milan di poter rincorrere ancora il secondo posto e soprattutto a Giroud di rifiatare visto l’arrivo imminente dell’Europa League.

I SANTI FRANCESI. Nella settimana Sanremese è impossibile non fare riferimenti di tipo musicale, soprattutto se calzano a pennello per descrivere due pedine fondamentali dello scacchiere di Simone Inzaghi come Thuram e Pavard, impeccabili e perfetti per tutto l’arco della stagione e migliori in campo – insieme all’onnipresente Calhanoglu- nella sfida scudetto vinta con la Juventus.

Per ‘Benji’ è il palmares a parlare per lui – già detentore di Champions League, Mondiale e Nations League- e il solito colpo last minute alla Marotta per assicurarsi le prestazioni del classe ’96 sembra aver indirizzato la via dello scudetto in direzione Milano, grazie anche alla spinta del suo collega transalpino che, a suon di gol, assist e scatti infermabili per qualunque difensore, è riuscito a far rimuovere facilmente dalla mente dei tifosi nerazzurri chi ha indossato nella scorsa stagione quella nove che in questo momento sembra perfetta sulle spalle di ‘Tikus’, come lo chiamano dalle sue parti.

FLOP

DA DICEMBRE… A FEBBRAIO. L’inizio di 2024 della Fiorentina- vittoria alla lotteria dei rigori sul Bologna ai quarti di Coppa Italia a parte- è completamente da dimenticare, con un mese di gennaio che ha condannato la squadra di Italiano dal quarto posto con il quale avevano chiuso alla grande il 2023 all’ottavo posto dopo la sconfitta a Lecce, portandoli così a cinque punti dall’Atalanta quarta.

L’innesto di Belotti nell’ultima giornata di mercato – per rimpiazzare un Nzola evanescente e affiancare un Beltran troppo poco prolifico rispetto alle aspettative- non è bastato ad evitare la sconfitta al Via Del Mare di Lecce in un finale thriller dove i pugliesi, sotto di una rete all’inizio del recupero, sono riusciti prima a pareggiare con il solito Piccoli e poi a ribaltarla in mischia con Dorgu, mandando su tutte le furie capitan Biraghi che, nel post partita, ha etichettato i toscani come una ‘squadra di pulcini’ e incapace di rialzarsi dalle difficoltà.

IL SASSUOLO NON VA. L’infortunio che sta costringendo Domenico Berardi a rimanere lontano dai campi per almeno un mese è l’ennesimo campanello d’allarme che rimbomba alle orecchie degli emiliani, sempre più in crisi dopo la terza sconfitta consecutiva – questa volta nel derby con il Bologna- e con un solo punto di ossigeno a salvarli dal rimanere in apnea sotto il livello del mare.

L’involuzione di Laurientè – arrivato in punta di piedi e capace di fare la differenza con la sua velocità nella scorsa stagione- e l’apporto assente di giocatori come Bajrami, oramai relegato in panchina, non hanno permesso al Sassuolo di colmare, almeno in parte, l’assenza dell’estro di capitan Berardi, unica scialuppa di salvataggio dei neroverdi che, in caso di sconfitta con il Torino, potrebbero dire addio a Dionisi, oramai in bilico e a un passo dal baratro, proprio come la sua squadra.