Isernia, la pace tra i popoli nel Carnevale europeo delle maschere zoomorfe (VIDEO)

Una manifestazione che più di ogni altra incarna gli ideali dell’Unione e che, tra tradizioni, colori, danze e musiche, meglio di tutte può insegnare il valore della fraternità. Battute le 10mila presenze dello scorso anno: lo speciale reportage di isNews


di Pietro Ranieri e Deborah Di Vincenzo

ISERNIA. Solo nelle tradizioni e nella cultura si può trovare il senso vero di comunità, fraternità e pace: quei valori che l’Europa tiene alla base e che sono il messaggio ultimo del Carnevale europeo delle maschere zoomorfe. La manifestazione, giunta alla sua seconda edizione, ha non solo bissato il successo del 2023 ma lo ha battuto: ben oltre le 10mila presenze di pubblico, più di 300 figuranti e due chilometri di corteo tra colori, danze, suoni e riti antichissimi.

L’anno scorso si era detto che a Isernia si assistette alla nascita di una nuova tradizione. E mai come oggi questa sensazione è stata confermata. Certo, solo il tempo potrà dire la città terrà fede a quest’affermazione: ma non si può negare che alla torcia è stato appiccato un fuoco ardente e vivissimo.

Anche nel weekend appena trascorso, un tripudio di colori, danze, antichi riti e sonorità si è riversato per le vie della città. Migliaia di cittadini e turisti si sono lasciati trascinare dalla meraviglia, dal fiume umano fatto di storia e tradizioni. Le pantomime carnevalesche raccontano tantissimo dell’Uomo come specie, delle sfumature dell’Io e dell’anima, ed è incredibile notare come popoli lontanissimi – per geografia, storie, radici, percorsi – conservino ritualità e simbologie del tutto simili tra loro. Un conto, tra l’altro, è saperlo tramite studi, ricerche e letture; cosa totalmente diversa è avere la possibilità di toccare letteralmente con mano queste similitudini, sentire suoni la cui origine si perde nella notte dei tempi, percepire l’odore dei velli animali indossati dai figuranti, cogliere appieno quella commistione tra uomo, natura e divino di cui sono fatte queste rappresentazioni. L’importanza di questa esperienza supera ogni studio, ogni saccenza, ogni finto intellettualismo di facciata.

Il grazie, d’obbligo, va sicuramente a chi questa manifestazione l’ha pensata: l’associazione Artemide. E poi a chi l’ha resa possibile, dal direttore artistico Mauro Gioielli agli enti che hanno collaborato, ai performer che hanno indossato le maschere, alle decine e decine di volontari che gratuitamente hanno prestato servizio, ai ristoratori e hai cittadini che hanno accolto i tantissimi turisti come solo i molisani sanno fare.

Da queste manifestazioni tutti impariamo e riscopriamo i valori che ci rendono davvero umani. La potenza di legami transgenerazionali e transcontinentali che ci rendono tutti un’unica specie. Fa tenerezza vedere le nuove generazioni accanto alle vecchie portare avanti la torcia: Giulia, piccola ‘diavoletta’ di tre anni che da Tufara è stata la più piccola figurante del corteo. O Martina, pro-nipote dell’ultimo Orso di Jelsi, prima che la tradizione s’interrompesse. E i tanti ragazzi adolescenti che partecipano con trasporto e passione alle pantomime, assieme agli anziani che con amore gli guidano. Il palpito di un’unica grande coscienza collettiva che istintivamente sa riconoscere la propria appartenenza, celebrandola e avendone cura. Un dono che sta solo a noi continuare a proteggere.