Una domenica caratterizzata dal segno X e dal malore che ha colpito Ndicka


di Matteo Mongiello

ROMA. La trentaduesima giornata – non ancora agli archivi dopo la sospensione di Udinese-Roma per il malore che ha colpito Ndicka – è stata caratterizzata dal segno X, con ben sette pareggi – otto se contiamo il momentaneo 1-1 ad Udine- su dieci sfide, con solo Lecce e Lazio ad ottenere bottino pieno dalle sfide con Empoli e Salernitana.

TOP

LA VITTORIA DEL BUONSENSO. In un incrocio determinante ai fini della classifica come quello tra Udinese e Roma, andato in scena al Bluenergy Stadium domenica alle 18, il buonsenso ha prevalso sull’interesse delle società e sulla ricerca di punti fondamentali per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato – ovviamente differente per il piazzamento finale ma con lo stesso peso specifico sulla strada del traguardo per bianconeri e giallorossi-.

Al minuto settantuno Evan Ndicka, difensore della Roma e fresco campione d’Africa con la Costa d’Avorio, accusa un forte dolore al petto e si accascia al suolo, richiamando l’attenzione delle squadre e degli addetti ai lavori, prontamente scattanti e muniti di barella per eseguire il primo soccorso al centrale giallorosso, capace di rassicurare tutti con il pollice alto mentre viene portato negli spogliatoi e conseguentemente trasferito in Ospedale per controlli più approfonditi.

Nella cornice di Udine – in pochi attimi calata in un silenzio assordante e di terrore, complici anche spiacevoli ricordi legati alla scomparsa di Davide Astori proprio nell’hotel dove alloggiava la Roma in questo weekend- regna il caos e la paura, con tutti i ragazzi di De Rossi visibilmente scossi e preoccupati più delle condizioni del proprio compagno che della partita, finita naturalmente in secondo piano.

Dopo una serie di colloqui tra Pairetto – arbitro dell’incontro- e gli allenatori, affiancati da capitani e dal direttore sportivo dell’Udinese Balzaretti – ex Roma- la richiesta di sospensione avanzata dalla squadra della capitale è appoggiata dalla società friulana e permette così al direttore di gara di rinviare a data da destinarsi il match, tra gli applausi dei tifosi, tanto criticati in occasione del caso Maignan quanto da elogiare nella gestione- perfetta da parte di chiunque- di una situazione alla quale nessuno avrebbe mai voluto assistere, fortunatamente conclusasi con un grosso sospiro di sollievo e con il sorriso del guerriero Ndicka.

NESSUNA PAURA DELLE BIG. Nonostante una stagione costellata dai problemi, di natura tecnica ma soprattutto societaria, con una rivoluzione nel mercato di gennaio che ha visto fare le valige a uomini simbolo come Ngonge- direzione Napoli-, Djuric- alla corte di Palladino a Monza- e Doig- arrivato in una diretta concorrente come il Sassuolo-, il Verona è ancora in corsa per rimanere nella massima serie e una gran parte del merito va dato a Marco Baroni che, con una trasformazione del suo stile di gioco, ha trovato in Tijani Noslin l’identità perfetta per andare alla ricerca della salvezza.

Classe 99’, arrivato a gennaio per 3 milioni dall’Olanda – più precisamente dal Fortuna Sittard- Noslin si è subito messo a disposizione del mister, trasformandosi in un Jolly con la possibilità di poter svariare tra esterno destro o punta centrale, dimostrazione di umiltà e sacrificio, valori che hanno sempre contraddistinto la sua vita – prima di diventare professionista ha lavorato come rider in un fast food nel suo paese-.

L’adattamento del numero 17 è stato molto rapido e in appena undici presenze ha già messo a segno tre reti e due assist, numeri importanti soprattutto per una squadra che ha più di una difficoltà nel trovare la via del gol come il Verona, ancor di più se si leggono gli avversari colpiti da Noslin: infatti la sua prima gioia in A è arrivata nel pareggio alla Juventus, seguito dal bello ma inutile gol al Milan sempre al Bentegodi fino al 2-2 all’Atalanta- condito anche dall’assist a Lazovic-, fondamentale per mantenere acceso il lumicino della salvezza, adesso alimentabile soprattutto dall’energia del nativo di Amsterdam. 

FLOP

RITMI DA RETROCESSIONE. Giudicare negativa la stagione della Fiorentina potrebbe essere esagerato e sicuramente affrettato, soprattutto considerando la possibilità ancora viva di giocarsi nuovamente due finali -come già avvenuto nella scorsa stagione, epilogo a parte- ma certamente l’andamento della viola in Serie A nel 2024 è tutt’altro che dei migliori, con le uniche due vittorie arrivate a Febbraio su Frosinone e Lazio che giustificano al meglio la decima posizione occupata dai Toscani in questo momento.

La formazione scesa in campo nel pareggio al Genoa – l’ottavo in A- lascia ben pensare che Vincenzo Italiano abbia focalizzato l’interesse sul desiderio di rivalsa in Conference League – laddove il trofeo è stato a novanta minuti da Firenze per poi sviare all’ultimo in direzione West Ham nel teatro dell’Eden Arena di Praga- e in Coppa Italia – sfumata proprio una settimana prima e finita nuovamente tra le mani dell’Inter all’Olimpico-.

Il fattore campo dopo lo 0-0 dell’andata dei quarti di Conference in terra Ceca a Plzen mette in posizione di minimo vantaggio la Fiorentina per il passaggio turno, minimo vantaggio di cui gode anche nel ritorno con l’Atalanta in Coppa Italia, con la non sottile differenza di ‘essere sopra’ nel punteggio di una rete – decisiva la perla da fuori area di Mandragora al Franchi-  ma con l’altrettanto non sottile differenza di dover mantenere il risultato in trasferta, in un Gewiss Stadium rovente pronto a sostenere l’Atalanta per capovolgere l’esito.

Sono questi i due crocevia più importanti che permetteranno così di poter dare una definitiva valutazione alla stagione di una Fiorentina oramai pronta a terminare un ciclo con Italiano e Nico Gonzalez, pronti a salutare Firenze ma con il sogno di portare un trofeo anche nella memoria di Joe Barone.

(foto: ilromanista.eu)