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Recupero delle mura di via Occidentale, l’archeologo Inno: sia fatto con rigore scientifico

Le considerazioni dell’esperto sull’intervento ai nastri di partenza, presentato da poco alla cittadinanza


ISERNIA. L’archeologo Luca Inno ha espresso, in una lettera aperta, le proprie considerazioni riguardanti l’intervento sulle cosiddette ‘mura urbiche’ di via Occidentale. Il progetto è stato presentato alla stampa e alla cittadinanza nella mattinata del 25 febbraio. A tal proposito, Inno spiega che “Bisogna fare una breve premessa e successive considerazioni sull’opera muraria crollata nel marzo del 2013, per la quale il 25 febbraio sono stati presentati, dall’Amministrazione Comunale, i lavori di recupero della struttura alla stampa”.

Inno precisa che non si tratta di ‘mura urbiche’ “ma di una porzione di muro, forse di terrazzamento a contenimento del terreno retrostante. In quell’area, il percorso delle mura di cinta, prima di epoca romana e poi medioevale, sono conservate qualche metro più all’interno, precisamente, al di sotto della cortina di edifici che nel corso dei secoli vi si sono sovrapposti. Il tratto di muro in questione, probabilmente di epoca basso medievale, senza ombra di dubbio ha una valenza archeologica importante, dove parte del paramento era costituito da diversi elementi architettonici di riutilizzo di epoca romana”.

“A mio modesto parere – spiega l’archeologo – andava realizzata un’opera di ricostruzione e conservazione integrale, riportare il tratto di muro così com’era, in coerenza con i canoni fissati dalla migliore produzione scientifica e universitaria archeologica e con le migliori prassi applicate correntemente in vari cantieri che ho seguito da archeologo negli ultimi 20 anni in tutta Italia. Tecnicamente sono attività non semplici, che richiedono estrema pazienza e un determinato tempo, opere realizzate da aziende e personale competente nel restauro specialistico (si parla di categoria OG2 con riferimento ai contratti pubblici). Operazioni precedute da imprescindibili scavi archeologici stratigrafici (anche qui i lavori vanno svolti da aziende specializzate – categoria lavori OS25 – e archeologi professionisti), eseguite allo scopo di restituire un quadro scientifico e cronologico di tutta l’area interessata dai lavori, che per esperienza, a seconda dei rinvenimenti archeologici, potranno durare anche diversi mesi”.

In seguito, Inno mette in guardia: “Purtroppo, si è creato un rischioso precedente: se un domani ci dovessero essere altri crolli delle strutture murarie sempre nel centro storico di Isernia, si procederà allo stesso modo? Forse no, e allora, perché oggi si e domani no? Onestamente sfugge il discrimine, il criterio logico e scientifico in base al quale è stata adottata la scelta di non ricostruire. Per beffa allora, alla fine degli anni ‘90 del secolo scorso, dobbiamo ammettere che non aveva torto il proprietario del terreno che, poco più a valle, fece abbattere circa 15 metri dello stesso muro per realizzare un garage, sostenendo che si trattasse di ‘quattro pietre allineate’. Tra l’altro, se non ricordo male, senza un minimo di indagine archeologica e recupero dei materiali di scavo”.

“Dunque, siamo sicuri che questo è il messaggio che vogliamo dare a tutti? In questi campi bisogna adottare una linea netta, precisa, senza lasciare spazio all’ammissibilità di una concezione dei beni archeologici di serie A e di serie B. Il patrimonio da tutelare è sempre da tutelare, in questo caso temo non sia stato fatto o quanto meno è stato sminuito e depauperato del suo valore principe. Ovviamente ci sono i casi limite, alle volte anche irrecuperabili ma non sembra si possa dire la stessa cosa del muro di via occidentale ad Isernia”, domanda l’archeologo.

E chiosa con un appello diretto al sindaco Giacomo d’Apollonio, “Ben conoscendo la Sua attenzione per questi temi. Il Comune ha il potere di revisionare il progetto presentato: una volta rilevato che è possibile condurre la ricerca e il lavoro in modo aderente alla migliore scienza archeologica; il Comune potrà scegliere se intervenire per restituire ai cittadini e agli avventori una parte della storia correttamente ripristinata”.

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