Il valore della libertà e il ricordo del giovane partigiano Giaime Pintor nella tradizionale manifestazione promossa dall’Anpi e delle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil


ROCCHETTA AL VOLTURNO. Il Molise ha un luogo simbolo del 25 aprile: è Monte Marrone. E come tradizione vuole questa mattina ha avuto luogo la cerimonia davanti al monumento che ricorda la battaglia condotta dal Corpo italiano di Liberazione.

Una delegazione, composta da rappresentanti della Provincia e del Comune di Isernia, dei Comuni di Rocchetta al Volturno e Scapoli, dell’Anpi e delle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil ha partecipato alla cerimonia, nel corso della quale è stata come sempre ricordata la figura di Giaime Pintor, il giovane partigiano che, proprio in quel luogo perse la vita nel 1943.

Da 15 anni vengo qui in rappresentanza del Comune di Rocchetta – ha detto il sindaco Teodoro Santilli – e le emozioni che vivo in questa giornata sono sempre un po’ simili. La tristezza nel ricordare questo giorno va resa utile per non dimenticare quello che anche oggi, purtroppo accade nel mondo”

“Anche quest’anno ho scelto Monte Marrone, luogo simbolo della Resistenza, per festeggiare la Liberazione ed omaggiare tutti coloro che si sono battuti per regalarci la libertà – il messaggio del primo cittadino di Isernia Piero Castrataro – Un valore profondo, pilastro di democrazia e di pace, che mai dobbiamo dare per scontato. Il 25 aprile ci ricorda chi ha lottato per opporsi all’ oppressione del fascismo, ma ci offre anche l’occasione di lanciare un messaggio di speranza: quello di un mondo in cui prevalgano libertà di pensiero, di parola e rispetto. È compito delle Istituzioni, ad ogni livello, promuovere ed affermare questi valori!”.

Daniele Saia, presidente della Provincia, nel suo intervento ha ricordato il coraggio di Jaime Pintor e dei tanti partigiani “che non si fecero opprimere dalla ‘furia nera’. Pintor aveva ragione. La gioia continuiamo a trovarla negli altri uomini vivi. E oggi la troviamo nei combattenti della Resistenza. Individui che, grazie alla memoria, continuano ad essere eternamente vivi”.

GIAIME PINTOR. Di famiglia sarda, durante i 45 giorni del governo Badoglio il giovane – scrive di lui l’Anpi – si trovava a Roma dove si era laureato in legge. Era tra i giovani che chiamarono il popolo alla resistenza, a sostegno dei reparti armati a Porta San Paolo. Caduta la capitale, varcò le linee tedesche per arrivare prima a Brindisi e poi Napoli, dove tentò di organizzare corpi armati italiani.

Il comando inglese lo incaricò di guidare un piccolo gruppo, che avrebbe dovuto raggiungere le prime formazioni partigiane operanti nel Lazio. Pintor partì, ma quasi avesse una premonizione, scrisse una lucida lettera-testamento al fratello minore, Luigi Quando il gruppetto di Giaime arrivò di notte nelle campagne di Castelnuovo al Volturno, non sapeva che, la sera prima, i tedeschi avevano minato la zona lungo il Garigliano. Morì così a 24 anni, dilaniato da un’esplosione, una delle promesse della letteratura italiana contemporanea.