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Costi della casta, i Cinque stelle presentano un esposto alla Corte dei Conti

CAMPOBASSO. ‘Costi della casta’, il Movimento 5 Stelle Molise ha presentato un’interrogazione parlamentare e un esposto alla Corte dei Conti del Molise, per denunciare presunte irregolarità sugli stipendi e sui vitalizi percepiti dai consiglieri regionali. A formulare l’interrogazione il portavoce grillino a Montecitorio Danilo Toninelli, che porterà in aula il ‘caso Molise’, alla base dell’esposto alla magistratura contabile consegnato oggi.
Dettagli che i componenti del gruppo M5s alla Regione, Antonio Federico e Patrizia Manzo, hanno illustrato oggi in una conferenza stampa. Tutto parte dal Decreto Monti, il n.174 del 2012, che fissa un tetto massimo agli stipendi di consiglieri e presidenti, oltre alla creazione di un sistema pensionistico per i consiglieri, di tipo contributivo e non più retributivo. Per le Regioni che non rispettano questi parametri Monti prevedeva un taglio ai trasferimenti fino all’80%. Il Governo ha poi vincolato le Regioni a rispettare i limiti dei casi più virtuosi, cioè l’Umbria, il cui governatore guadagnava 13.800 euro e l’Emilia-Romagna, i cui consiglieri con non superavano gli 11.100 euro.
Secondo i consiglieri Cinque stelle, che hanno scelto di percepire 2.500 euro al mese, la Regione Molise ha intrapreso un percorso diverso. “Prima con la legge regionale n.10 del 2013, poi con la deliberazione dell’Ufficio di Presidenza n. 88 del 30 luglio 2013, sono stati sforati i tetti previsti dal Decreto Monti – hanno spiegato Manzo e Federico – grazie all’artificio dell’indennità di funzione assegnata a quasi tutti i consiglieri e con l’aumento dell’importo esentasse, rispetto agli stipendi delle legislature precedenti”. Ai 6.000 euro dell’indennità di carica lorda vanno sommati 4.500 euro di rimborso spese e indennità di funzione dai 750 euro ai 3.000 euro. Totale dagli 11.000 euro ai 13.800 euro dei presidenti di Giunta e Consiglio. Fin qui i numeri però tornano.
Il problema sorge quando dagli stipendi si passa alle pensioni, “la cassaforte della casta”, come l’hanno definita i Cinque stelle a Palazzo Moffa. La legge 10 del 25 luglio 2013, stabilì che i consiglieri regionali eletti, su propria richiesta, potevano versare contributi previdenziali nella misura del 16% dell’indennità di carica percepita, al netto delle ritenute fiscali. “Ma questa legge non è mai stata attuata – hanno sostenuto ancora Manzo e Federico – passato qualche anno e scampato il pericolo dei tagli ai trasferimenti, spunta fuori la legge regionale n. 9 del 4 maggio 2015, seguita dalla delibera dell’Ufficio di Presidenza n. 68 dell’8 ottobre 2015. Atti che istituiscono un sistema previdenziale di tipo contributivo, ma in “analogia con quello previsto per i componenti della Camera dei Deputati”.
Questo significa che per le pensioni ci sono due quote di contribuzione: una a carico del consigliere regionale, pari all’8,80% della propria indennità lorda, 528 euro al mese; un’altra a carico del Consiglio regionale, pari a 2,75 volte la quota prevista per il consigliere. In termini numerici 1.452 euro a carico della Regione. “In questo modo – hanno rimarcato ancora i Cinque stelle – sono saltati tutti i parametri. Così, nel 2015, la Regione Molise ha disposto indennità che sforano il tetto massimo previsto dal Decreto Monti, rivedendo al rialzo tutte le pensioni e svilendo il contenimento della spesa pubblica chiesto dalla Conferenza Stato-Regioni. Avendo peraltro creato così tante figure all’interno dell’organigramma del Consiglio regionale, solo un paio di consiglieri percepiscono la “somma base”.
In definitiva, hanno concluso i Cinque stelle, prima la Regione si è adeguata a parametri imposti dal Governo nazionale, scampando così il taglio dell’80% dei trasferimenti, poi, sempre con legge regionale, “ci ha ripensato garantendosi privilegi insopportabili soprattutto in un momento come questo, quando ai cittadini si chiede di fare grandi sacrifici”. Da qui l’interrogazione parlamentare e l’esposto alla Corte dei Conti. I consiglieri, hanno concluso i Cinque stelle, potrebbero trovarsi a dover restituire quanto percepito sull’integrazione pensionistica. I 1.452 euro al mese finora a carico dell’ente. E’ già successo per l’articolo 7, i fondi per i ‘portaborse’.

C.S.

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