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Castelnuovo al Volturno, torna l’uomo cervo

CASTELNUOVO AL VOLTURNO. Ancora una volta la tradizione si ripete: Gl’Cierv (come si pronuncia in dialetto), sentendo aria di Carnevale, dopo il tramonto torna a seminare il panico a Castelnuovo al Volturno.Domenica scorsa, 7 febbraio, la consueta rappresentazione, che riscuote sempre un gran successo tra il pubblico.

Le origini di questo rito si perdono nella notte dei tempi ma è ben noto, invece, il suo doppio significato: innanzitutto, la discesa dalle vicine Mainarde dell’uomo cervo accompagnato dalla sua controparte femminile evoca il passare delle stagioni, il loro inesorabile susseguirsi scandendo il ciclo della vita. E il ciclo della vita richiede la morte cruenta (in quasi tutte le culture del mondo) e la rinascita, la nuova vita.

Secondariamente, la sua venuta riporta in superficie, dal profondo delle tenebre dell’animo umano, tutto il terrore per l’incomprensibile e per la smisurata potenza della natura.

E se pure gli anni passano, Gl’Cierv è immutabile, presentandosi nella piazza del paese con indosso pelli di capra e volto e mani dipinte di nero. Immancabili il magnifico palco di corna e i campanacci legati intorno al corpo, che segnalano l’avvento della sua potenza distruttrice.

I due cervi, quindi, terrorizzano gli abitanti che vedono nella bianca figura di Martino il loro salvatore: questi riesce a placare le bestie ma solo per poco. Ripreso vigore, tornano a urlare, correre e devastare tutto.

Necessario, come detto all’inizio, la morte cruenta: subentra il cacciatore che uccide la coppia di animali. Ecco, però, l’inatteso gran finale: un tocco immateriale, un divino alitare di vita rianima i due corpi donando loro nuova e più calma vita e il ciclo perpetuo (tema tanto caro alle religioni–filosofie orientali, sia nelle versioni cinesi che indiane che giapponesi) riprende con i cervi, ora impauriti dagli umani, che scappano sui monti.

Narrazione a parte, quest’anno il Carnevale porta in dote delle novità, per adesso solo a parole ma a cui si spera di dare presto un seguito: gli organizzatori, difatti, si stanno muovendo per dedicare un museo in paese alla storia di questa maschera. Un museo che, una volta inaugurato, potrà dare visibilità annuale all’evento, oltre che consentire scambi culturali con maschere e storie provenienti da altre regioni.

G. C.

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