Campobasso, crollo annunciato: il magistrato prende tempo, spunta un video

“Il problema del risparmio – si legge ancora nella relazione tecnica che anticipa, di fatto, quanto accaduto ieri – riguardava la quantità di acciaio nel calcestruzzo, ossessivamente ridotta: ne risultarono strutture curvilinee fortemente compresse e instabili, pronte letteralmente ad esplodere in occasione anche di sismi non estremi o a seguito di distorsioni corrispondenti a movimenti macroscopici del terreno per una più che probabile riattivazione della franosità latente. Quindi il mantenimento della copertura rappresenta un serio rischio civico. E le altre componenti strutturali non versano in condizioni migliori”.

CROLLO 2

L’edificio ha una struttura portante di tipo misto, costituita da pilastri e travi in calcestruzzo armato e murature in laterizio. Le mura perimetrali sono “notevolmente aperte da finestrature e porte con prevalente sviluppo verticale”. Il fatto che, per la parte prevalente del perimetro, il fabbricato si affacci su spazi liberi e molto frequentati, imporrebbe un eccellente stato di conservazione e di staticità.

La proprietà di quell’edificio – che mostrava rischi conclamati e evidenti segni del tempo – ha presentato un progetto di riqualificazione che ne prevedeva la demolizione e la ricostruzione fedele.

Progetto bloccato dalla Soprintendenza per la quale l’edificio avrebbe dovuto mantenere l’originale costruzione. Un caso diventato un contenzioso oggetto di un ricorso al Consiglio di Stato che si discuterà il 7 febbraio prossimo. Ma soprattutto di quella perizia che, ieri pomeriggio alle 15.20, si è fatta concreta.

Lo stesso destino che si potrebbe ipotizzare per altre strutture, poste nel cuore della città, come ad esempio il vecchio cinema Ariston la cui facciata esterna rilascia pezzi di intonaco e calcinacci? Basta un semplice nastro rosso per renderla sicura e proteggere i cittadini e gli automobilisti che transitano lungo via Cardarelli, nel centro cittadino? Un bel problema per il Comune di Campobasso visto che il vincolo della Soprintendenza non c’è più ma resta, e incombe, il pericolo elevato che il destino dello stabile possa essere identico a quello del capannone di via Gazzani.

Non è ancora chiaro se l’edificio ex Sam e ex Enel, di proprietà della famiglia Di Biase, dovrà essere (o potrà essere, dipenderà dall’eventuale inchiesta della Magistratura) abbattuto. La voragine, che ha squarciato quel tetto a volta continua, rende bene l’immagine di una tragedia, solo per un caso, sfiorata.

Il crollo si è sviluppato principalmente all’interno dell’ex magazzino, interessando parte della copertura, travi e catenarie di sostegno. Da un primo sopralluogo, al quale ne è seguito uno oggi, i Vigili del fuoco hanno infatti potuto rilevare notevoli infiltrazioni di acque piovane nella struttura di copertura, con deterioramento della volta in più punti.