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Il blitz di Aida che silura Mazzuto e squassa il centrodestra. Ma Toma giura: fiducia ribadita al presidente, governo saldo

toma occhiali da soleTOMA ‘APRE’ LA VERIFICA: DECIDERÒ CON I PARTITI. Dopo lo choc, arriva la nota che prova a stemperare i toni. Il presidente ostenta calma e assicura: il governo regionale non corre alcun rischio. “Oggi i consiglieri di centrodestra – dichiara – hanno sottoscritto un documento in cui ribadiscono di far parte tutti assieme della maggioranza che sostiene il presidente. Un atto di fiducia incondizionata, che fa chiarezza sulle tante congetture fatte in relazione alla tenuta del Governo regionale. L’assessore Mazzuto, inoltre, mi ha fatto pervenire una nota con la quale rimette il suo ruolo nelle mani del presidente della Giunta. Come anticipato in Consiglio, mi riservo ogni decisione, dopo che mi sarò confrontato con le forze politiche locali e romane di centrodestra”.

Le forze di centrodestra, certo. Ma più di tutte, la Lega stessa, orfana di un posto in Giunta, il cui coordinatore regionale del Molise, Luigi Mazzuto, dovrà esprimersi sul futuro dell’assessore regionale della Lega, Luigi Mazzuto. Ma tant’è.

GLI SCENARI: GRUPPI IN FERMENTO. Lasciare Mazzuto al suo posto, promuovendone appieno l’operato, per Toma significherebbe inasprire i toni con la sua maggioranza, già in fibrillazione da tempo, a cominciare dal gruppo Fratelli d’Italia (Iorio-Scarabeo-Pallante) che non aveva fatto mistero di ambire a un assessorato. E per finire con Micone, Di Lucente e D’Egidio, in questi giorni in trasferta a Roma, secondo ‘Primo Piano Molise’, per prendere contatti con la Lega e valutare la costituzione di un nuovo gruppo consiliare, solido e duraturo che, a quel punto, aspirerebbe legittimamente anch’esso, a un posto nell’esecutivo. Toma, invece, potrebbe scegliere di accettare le dimissioni, lasciare il posto vacante e conservare le deleghe ad interim fino a dopo l’estate per poi procedere, come anticipato a isNews nella diretta Facebook di due giorni fa, a una sorta di tagliando tra ottobre e novembre. E riservare più di una sorpresa, in fatto di poltrone.

ROMAGNUOLO E MAZZUTOLA SPINA NEL FIANCO. Inaffidabile secondo alcuni, spregiudicata e cinica secondo altri, ad Aida Romagnuolo va dato atto di aver avuto un bel coraggio, ieri. Un gesto (premeditato?) di rottura, uno strappo bello e buono che non sarà piaciuto affatto a Toma e ai fedelissimi. Ma giurare fedeltà al presidente, per la consigliera ex Carroccio, evidentemente è cosa ben diversa dal non discutere la sfiducia a Mazzuto. E lei, come il piranha che, sentito l’odore del sangue azzanna la preda, è andata fino in fondo. Quale sarà il suo futuro rispetto alla maggioranza di centrodestra, resta da capire. Per ora, si gode il risultato incassato, parlando in una nota di “vittoria dei disoccupati molisani e per le casse della Regione”.

Ma non si culla sugli allori, la pasionaria. Anzi, sta in guardia e confida che quanto accaduto non sia una ‘farsa’: “Spero che il presidente Toma, dopo le dimissioni presentate da Mazzuto come assessore regionale al Lavoro e alle Politiche sociali, le accetti immediatamente senza tentennamenti e senza esitazione, riconsegnando al Molise e ai molisani un assessorato vitale, che molto potrà fare.” Per poi avvertire: “Se il presidente Toma, invece di riconoscere le dimissioni come atto e fatto politico, le rifiutasse asserendo che deve discuterne con i dirigenti nazionali della Lega e lasciasse Mazzuto al suo posto, sarebbe questo un atto di inaudita gravità con tutte le conseguenze che il caso potrà per il futuro riservare”. E in quel caso, sarebbe di nuovo guerra: con la mozione di sfiducia che “presto tornerà in Consiglio regionale”.

Stamani, in una secondo comunicato, Aida ribadisce di stare sempre e solo dalla parte dei cittadini, contesta le nomine recenti fatte da Toma e il metodo seguito per esse e rincara la dose: “Chiedo che ci sia un’immediata verifica all’interno della maggioranza di cui ne faccio parte, essendo ad oggi cambiate le condizioni e le posizioni politiche di diversi consiglieri regionali. É questa, per me, l’unica condizione per il prosieguo di questa legislatura; ovvero, se non si cambia passo, tutti a casa“.

 

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