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Cis Molise, 13 amministratori delusi scrivono a Conte: “Regole del gioco cambiate. È inaccettabile”

Una lettera anche all’attenzione dell’ad di Invitalia per criticare la graduatoria dei progetti finanziati. L’affondo: “Alcune opere non sono da considerarsi strategiche”


CAMPOBASSO. Sono in 13, tutti sindaci di Comuni della provincia di Campobasso, a firmare una missiva indirizzata al premier Giuseppe Conte e all’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri, perché delusi dall’esito del Cis Molise.

Oltre 220 milioni di euro per 66 progetti di sviluppo per la regione, ma tantissime iniziative sono state tagliate fuori, per il malcontento di quanti le hanno promosse.
Già nei giorni scorsi a sollevare la polemica i consiglieri regionali Filomena Calenda e Salvatore Micone, ma anche il consigliere comunale agnonese Maurizio Cacciavillani.

Oggi, a scendere in campo gli amministratori di Acquaviva Collecroce, Castelbottaccio, Castelmauro, Civitacampomarano, Guardialfiera, Mafalda, Montecilfone, Montefalcone nel Sannio, Montemitro, Palata, Roccavivara, San felice del Molise e Tavenna.

Questi criticano i criteri di scelta dei progetti meritevoli, ritenendo non strategiche alcune opere finanziate. Lamentano così il non rispetto dei parametri fissati nel bando e parlano di “brutta copia di pagine” già viste. E rivolgono la loro denuncia direttamente al presidente del Consiglio dei ministri e all’ad dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, auspicando forse un cambio di rotta, almeno per le decisioni future.

“Il Contratto Istituzionale di Sviluppo del Molise, – scrivono – ha rappresentato un momento importante di confronto tra il Governo centrale ed il territorio. In particolare le Vostre partecipazioni dirette hanno testimoniato la vicinanza reale e l’interesse tangibile verso questo strumento strategico. Alle premesse di assoluto rilievo, di straordinarie prospettive, sono seguite purtroppo delle storture che hanno snaturato i principi a noi illustrati, facendo venir meno i punti inamovibili evidenziati: strategicità, cantierabilità, livelli di progettazione ed in particolare la necessità di non candidare opere di messa in sicurezza in quanto per tali interventi erano già attivi altri canali di finanziamento.
Ad oggi leggendo la graduatoria di questa prima fase, si fa davvero fatica a comprendere il rispetto dei parametri presentati e dati come punti fermi, ed in considerazione che buona parte degli interventi proposti non hanno tali requisiti, tutto diventa opinabile. Di certo non possiamo accettare che anziché parlare chiaramente di finanziare questa programmazione quale frutto di esclusive scelte politiche, si voglia continuare ad asserire che la graduatoria sia stata meramente frutto di applicazione degli indicatori di cui sopra.

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