HomeSenza categoriaParco del Matese, le associazioni ‘bocciano’ la proposta della Regione

Parco del Matese, le associazioni ‘bocciano’ la proposta della Regione

Si constata la mancata occasione, da parte della Regione Molise, di lanciare la valorizzazione degli affascinanti borghi antichi e delle prestigiose aree archeologiche che fanno corona al Matese (Altilia-Sepino, Civita di Bojano), oltre al Tratturo che ne segna il perimetro, proprio mentre la Transumanza viene riconosciuta dall’Unesco patrimonio culturale immateriale dell’Umanità. Tutte realtà che la delibera in questione ignora ed esclude! In merito al versante del Matese ricadente nella giurisdizione della Regione Campania, le Associazioni sono preoccupate del temporeggiare che proietta a meri interessi elettorali, distraendo l’interesse reale verso le finalità dell’istituzione di un Parco. Per questo saranno solerti a sollecitare le forze politiche, anche di questa Regione, a voler prendere immediatamente una posizione ed esprimersi per quanto di competenza, nel momento del ‘sentito’ presso il Mattm”.

Le associazioni, riunite nella Consulta del Matese, in una prospettiva collaborativa, sollecitano i Comuni e i portatori di interesse ad impegnarsi nella condivisione di un disciplinare elaborato in modo confacente alla realtà locale. Anche partendo dalle linee guida proposte dal Ministero dell’Ambiente come canovaccio per poter redigere una “norma di salvaguardia provvisoria” appropriata e calzante su misura per il Matese.

Alla luce di quanto emerso durante il vertice a Bojano le associazioni ribadiscono che “La perimetrazione deve basarsi sulle ‘valenze ambientali’ già tracciate da Ispra e presentate dal Mattm alle comunità; evitare tutte le aree condizionanti e detrattive nei confronti di un’Area Naturale Protetta ma includendo assolutamente le aree da rinaturalizzare in corso di sviluppo, deturpate dall’intervento antropico ma comunque di enorme valore naturalistico, culturale e socio-economico. Inoltre – si legge ancora nella nota della Consulta deve tener conto, per le linee di confine, ogni elemento inequivocabile quale importanti corsi d’acqua o vie di comunicazione e non linee tracciate a convenienza dell’uno o dell’altro singolo (o lobbistico) ‘portatore di interesse’.

La zonizzazione deve derivare innanzitutto dall’esigenza delle valenze naturalistiche ma tenendo fortemente conto delle esigenze tradizionali delle popolazioni indigene, basandosi esclusivamente sulle attività economiche e sociali sostenibili per tali aree. Le norme provvisorie di salvaguardia devono essere supportate da regolamenti specifici per le attività da svolgersi, in rapporto a quanto previsto dall’art.11 della L. 394/1991”.

Le associazioni, infine, annunciano di voler far ribadire le loro considerazioni in un incontro, già richiesto, da tenersi presso il ministero.

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