Da una lunga premessa alla replica puntuale: “Codesta Direzione – ancora la nota – redige delle osservazioni puntualmente enumerate, alle quali l’APS PrHomo deve le seguenti spiegazioni:

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l’associazione non ha in nessun modo voluto interagire con il processo scientifico della riproduzione tridimensionale del bambino da parte del MIBACT, non avrebbe senso; l’associazione ha notizia dell’operazione scientifica e non ha mai inteso inserirsi in qualsiasi modo lungo i percorsi di essa. Tuttavia, la nota riporta un virgolettato ‘costruzione di una rinnovata identità culturale’ difforme dall’articolo e dal comunicato (dove si legge ‘costruzione di una rinnovata identità territoriale’), deviandone sostanzialmente il significato e rivelando una sostanziale incomprensione dell’operazione messa in atto dall’associazione; sembra di capire che il nome sia stato già individuato dall’Università di Ferrara (‘non può prescindere dai necessari riferimenti scientifici …’), ma poi emerge che lo si voglia far scegliere nell’ambito di un concorso scolastico coinvolgendo scolaresche e famiglie; poi c’è una commissione e poi la Consulta del territorio.
Francamente la cosa non interessa l’associazione, che comunque ad ogni buon fine rileva la contraddittorietà potenziale e le discrasie degli argomenti messi in campo dalla nota; nessuno ha detto che ‘l’immagine … in modo del tutto arbitrario si vuole identificare con l’Homo heidelbergensis di Isernia’, né che il cartoon abbia pretesa di scientificità (addirittura i Flintstones si spostano in auto, senza scandalizzare nessuno). Per esattezza storiografica si ricorda a codesta direzione che il Molise ha dato patria a Benito Jacovitti che ha inventato il celebre personaggio Cocco Bill, quella operazione sta al West come Janka sta al Paleolitico: nessuno ha mai immaginato che l’eroe ideato dal termolese volesse legarsi a ricerche storiche dedicate a Wyatt Berry Stapp Earp o a William Frederick Cody o a Christopher Carson, ovvero volesse generare un sincretismo narrativo tra di essi, e si ricorderà che nessuno ha vietato a Jacovitti di riferirsi a fatti storici che alludono alla famosa conquista. Per quanto argomentato, il personaggio creato dall’associazione non ha alcuna ‘sovrapposizione’ – è assurdo ipotizzarlo per effetto a colpo d’occhio – con la ricostruzione tridimensionale di codesta Direzione e rifiuta radicalmente di poterla avere in alcun modo perché in tal caso l’effetto contraddirebbe alla logica creativa che sta a monte dell’operazione, si precisa che il personaggio in termini pirandelliani – riferimento alle pagine introduttive dei Sei Personaggi -, è ispirato dal sito La Pineta e dall’intrigante ritrovamento del dentino, generato come fossimo stati in situazione collettiva estatica, neanche fa affatto riferimento puntuale al sito de La Pineta.
E’ necessario nostro malgrado – si avvia a concludere de Jorio Frisari – esprimere meraviglie per la dettagliata precisazione e critica che il direttore del Polo fa in pubblica intervista, rimarcata da una incomprensibile presa di distanza del sindaco […] Si conclude rilevando il ruolo civico svolto nella contingenza dal bimbo Janka, ruolo che riporta al Pasolini degli Scritti Corsari, Janka, figura figlia della libertà creativa e dell’ironia: ha avuto la funzione di smascherare ragioni nascoste intrise di gelosia, preclusione, preconcetto, supponenza che ben corrispondono ai dati statistici relativi al turismo e alla fruibilità dei beni culturali nel Molise: le obiezioni prive di ragioni e con ampia dose di mistificazione che prelevano una notizia infondata senza verificarla e amplificandola, quelle obiezioni profuse con tanta dovizia, non rivelano soltanto una incapacità ermeneutica messa in atto nelle dichiarazioni ma rivelano una volontà di escludere a priori dalla collaborazione chi si presenta munito di competenze scientifiche esterne a quelle in gioco nei lavori del Polo e non sottomettibili ad esso”.

 

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