Autorevoli studi spiegano come l’utile e simpatico chirottero c’entri ben poco con la diffusione del microrganismo
L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha di recente pubblicato un articolo dove, riportando diverse fondi di studio, spiega come la presenza di pipistrelli nelle vicinanze del wet market di Wuhan, città dove si è originato il Covid-19, sia in realtà meno rilevante di quanto da molti ritenuto.
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Nel testo si legge infatti che “gli studi finora condotti ricondurrebbero il precursore virale di SARS-CoV-2 a una colonia di pipistrelli rinolofidi presente circa 1000 km a sud di Wuhan, popoloso centro nel cui mercato (wet market) si sarebbe inizialmente propagata l’infezione. L’ipotesi iniziale, quindi, è stata che la compresenza di pangolini e pipistrelli nelle condizioni igieniche più che precarie caratteristiche di mercati di questo tipo e la contaminazione di venditori e clienti con sangue e organi interni di animali detenuti in modo malsano o macellati in situ abbiano offerto al virus la possibilità di mutare ed effettuare il salto di specie. Successive ispezioni del mercato non hanno tuttavia rivelato la presenza di pipistrelli in vendita, ma pare che il mercato fosse stato accuratamente ripulito ben prima dell’inizio dell’infezione. Sicuramente, se l’epidemia è partita da una colonia di pipistrelli posta un migliaio di km a sud del mercato, è del tutto improbabile che sia stata innescata dallo spostamento spontaneo dei pipistrelli per una distanza così considerevole fino a un mercato dove si vendeva fauna selvatica. L’ipotesi più probabile è che qualora l’origine dello spillover sia effettivamente riconducibile ai pipistrelli, essa sia piuttosto legata al consumo di questi mammiferi, tradizione ancora esistente in Cina, che per motivi igienico sanitari andrebbe assolutamente evitato. Nel medesimo mercato erano, però, sicuramente presenti pangolini illegalmente venduti, dai quali è molto probabile che sia avvenuto il salto di specie”.
“La pandemia in corso – continua l’articolo – sottolinea quindi come il traffico e il consumo di animali selvatici in Cina come in altre regioni del mondo, oltre a rappresentare una grave minaccia per la biodiversità, determinano rischi significativi di spillover zoonotici ed andrebbero pertanto urgentemente combattuti”.
Quindi, secondo l’Ispra, “nessun coronavirus potenzialmente dannoso per l’uomo è stato isolato in Italia o in Europa e la prossimità di pipistrelli all’uomo, come ad esempio quella che si realizza in presenza di colonie di questi mammiferi in aree abitate, non pone rischi di trasmissione di SARS-CoV-2”.
Motivo in più, in questi giorni di aprile, per installare una bat-box fuori dalla nostra abitazione, soprattutto se si dispone dello spazio giusto per farlo. I pipistrelli nostrani sono animali estremamente utili e intelligenti che, pur essendo e rimanendo selvatici, possono convivere pacificamente con l’uomo senza pericolo traendone mutuo beneficio.
Pierre
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