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No al centro Covid di Larino, l’Asrem rilancia: Rianimazione ‘da campo’ al Cardarelli

LA FASE 2 DELL’EMERGENZA SANITARIA. Sulle difficoltà ad attrezzare il Vietri di Larino come centro Covid, lo stesso Florenzano, al telefono con isNews, ha spiegato come sussisterebbero difficoltà “oggettive, anche a prescindere dal fatto che i soldi per la realizzazione li metterebbe il Ministero. Non basta un reparto di Malattie Infettive per attrezzare una struttura dedicata al coronavirus, ma occorre personale e risorse per la gestione. Per quest’ultima dovremmo avere rassicurazioni di un rifinanziamento della sanità molisana; se abbiamo un bilancio con circa 100 milioni di deficit e si vuole realizzare quello che, di fatto, è un nuovo ospedale, ci vorrebbe un rifinanziamento permanente. Fermo restando che tale Centro Covid, a Larino, stando alle indicazioni ministeriali dovrebbe coprire un bacino d’utenza tra 600mila e 1,2 milioni di abitanti, venendo a essere, così, un centro interregionale. E qui si pone un altro problema: ovvero, la carenza di adeguati collegamenti. In ogni caso – ha tagliato corto Florenzano – pure se risolvessimo tutto ciò, non riusciremmo certo a farlo in pochi giorni. Di qui la nostra proposta per la Fase 2 dell’emergenza, che sarebbe più rapida e maggiormente funzionale. Abbiamo notato segnali di apertura dal commissario, vedremo che succederà di qui ai prossimi giorni”.

CONFRONTO. Florenzano ha poi voluto sottolineare, a suffragio della bontà dell’operato svolto finora, come anche in presenza della gestione del coronavirus con un ospedale misto gli interventi in sala operatoria, confrontando i dati del primo trimestre 2019 con quelli di quest’anno, “non siano affatto crollati – ha assicurato – Quanto alla limitazione dell’attività ambulatoriale, si è trattato di una misura precauzionale di sanità pubblica, che non ha nulla a che fare con il fatto che a Campobasso c’è un hub Covid”.

L’INDICE DI CONTAGIO. Il direttore generale ha anche commentato i dati dell’Istituto superiore di sanità relativi all’indice di contagio R0, che vede il Molise al primo posto in Italia con un valore di 0,84. “Si tratta del motivo per il quale abbiamo avuto un atteggiamento molto prudenziale nella Fase 2, anche per le riaperture delle attività assistenziali. Abbiamo suggerito di attendere proprio in virtù di questi parametri ministeriali: gli indicatori più importanti sono la nascita di nuovi cluster, il numero di contagiati in totale (per i quali il Molise è nelle migliori posizioni in Italia) e i valori di R0 e Rt, che invece ci preoccupano e che stiamo monitorando. Noi avevamo un valore di 0,64 verso la fine di aprile ma l’incidenza di alcuni casi lo ha fatto salire a 0,84. È importante controllare questo valore perché esso ci dice se il contagio si sta spegnendo: il 4 maggio, come noto, abbiamo avuto la riapertura e in Molise, come nel resto d’Italia, e il pericolo di un aumento dei contagi è reale. Occorre prudenza, monitoriamo questo valore ogni giorno”.

Pba

 

 

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