HomeOcchi PuntatiSpostamenti tra regioni dal 3 giugno: ecco come funzionerà

Spostamenti tra regioni dal 3 giugno: ecco come funzionerà

di Domenico Carola per Il Sole 24 Ore*

Premesso che ex articolo 1, comma quinto, decreto-legge n. 33/2020, dal 18 maggio scorso sono consentiti gli spostamenti tra lo Stato della Città del Vaticano o la Repubblica di San Marino e le regioni con essi rispettivamente confinanti, esaminiamo cosa è stato previsto, invece, tra le regioni.  

A decorrere dal 3 giugno 2020, gli spostamenti tra regioni diverse potranno essere limitati solo con provvedimenti statali, decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri adottati ai sensi dell’art. 2 del decreto-legge n. 19/2020, in relazione a specifiche aree del territorio nazionale, secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio epidemiologico effettivamente presente in dette aree (articolo 1, comma terzo, decreto-legge n. 33/2020).

La possibilità di spostamento è disciplinata dalla circolare del Ministero degli Interni, ove si possono trovare nello specifico i procedimenti che riguardano questo nuovo traguardo, tanto atteso per chi come tutti desidera tornare piano piano alla sua vita di tutti i giorni.

In primo luogo, viene eliminata l’autocertificazione: non dovrà essere utilizzata in alcuna circostanza per gli spostamenti.

In secondo luogo, sempre secondo la nuova circolare, non saranno presenti limitazioni.  Queste disposizioni saranno valide sempre che non venga introdotta qualche ulteriore precisazione.

A tal proposito, il Ministro per gli affari regionali ha precisato, poco dopo la diramazione della circolare, alcuni contenimenti riguardanti la facoltà di spostamenti tra regioni italiane.

In particolare, ha messo in evidenza che la facoltà di muoversi nella nostra nazione è, comprensibilmente, correlata e influenzata dall’andamento dell’epidemiologia a livello regionale. In poche parole, se il numero dei contagi in una regione sarà rischiosamente alto o comunque visibilmente in aumento, non sarà possibile uscire né entrare dalla zona regionale.

REGIONI A RISCHIO. Altri chiarimenti da parte del ministro sulla svolta del 3 giugno riguardano il rispetto dei dati di monitoraggio. Insomma, è pur vero che dalla data in questione si avrà una possibilità di movimento molto più estesa, ma ciò non significa mettere in secondo piano la necessità di contenere i contagi.

Difatti, i dati inviati ogni giorno dai sistemi sanitari locali permetteranno di suddividere le regioni in base al livello di rischio.  Ovviamente, per le regioni che si riveleranno essere ad alto rischio, i confini saranno chiusi.

Secondo i dati a disposizione, attualmente, nessuna regione avrebbe un rischio talmente elevato da impedire gli spostamenti da regione a regione.

Per delineare la situazione, il ministro ha anche evidenziato la stretta correlazione tra possibilità di spostamento e dati del monitoraggio; quest’ultimo è messo in atto dal Ministero della salute e dall’Istituto Superiore di Sanità a cadenza settimanale, per poi essere diffuso pubblicamente ogni venerdì. Per una corretta valutazione della possibilità di spostamento da regione e regione sarà opportuno tenere sotto osservazione i dati di monitoraggio, che verranno prontamente diffusi.

Ma oggi c’è un’ulteriore novità.  Pare si vogliano consentire gli spostamenti solo a regioni con lo stesso livello di rischio, pertanto gli abitanti di una regione a basso contagio potranno muoversi solo su altre regioni a basso contagio, anche non confinanti, e quelli provenienti da regioni a rischio moderato solo verso quelle con indice di contagio moderato, anche non confinanti.

PERCHÉ SI RISCHIA IL PARADOSSO. Dall’ultimo report del Ministero, risulterebbe a tutt’oggi che ben tre regioni hanno ancora un indice di contagio Rt moderato, ovvero Lombardia, Molise, Umbria.  Sulla base delle nuove istruzioni, si creerebbe pertanto un paradosso, un assurdo, ovvero che un lombardo potrebbe muoversi solo nelle altre due regioni che però non sono confinanti, facendo di fatto piombare la Lombardia, e le altre due, in una nuova Zona Rossa.

MA COS’È L’INDICE RT. Ricordiamo che l’indice fondamentale è Rt: mentre l’indice R0 indica la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva, l’Rt descrive il tasso di contagiosità dopo l’applicazione delle misure di restrizione.  In sintesi, Rt è la misura della potenziale trasmissibilità della malattia legata alla situazione contingente, cioè la misura di ciò che succede nel contesto.

Il coronavirus, per intenderci, ha un R0 medio di 2,5 casi secondari, mentre l’indice di trasmissibilità Rt, in questo momento, è compreso tra 0,2 e 0,7.

Abbiamo visto che uno dei parametri presi in considerazione è il cosiddetto indice Rt, vale a dire il numerino che indica la potenziale trasmissibilità del virus nel tempo dalla fine del lockdown.  Se l’indice Rt è minore di 1 il rischio di diffusione diminuisce.

Come detto, l’indice Rt è solo uno dei paramenti che concorrono alla classificazione delle Regioni in tre categorie di rischio: basso, moderato o alto.

Se il rischio è alto cadrà sicuramente la possibilità di spostarsi fuori regione.

 

*responsabile dell’Osservatorio del Codice della Strada, settore de ‘Il Quotidiano del diritto on line’ de ‘Il Sole 24 Ore’

 

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